E ora dove andiamo? – Nadine Labaki, 2011

Creato il 11 gennaio 2013 da Paolo_ottomano @cinemastino

Ci vuole molta pazienza per lasciarsi catturare da E ora dove andiamo, storia di un conflitto religioso che oppone cristiani e musulmani in uno sperduto villaggio tra le montagne. La commedia, seppure amarissima, stenta infatti a decollare e sembra che non ci sia alcun obiettivo all’orizzonte.

Quando però si schiariscono i contorni della trama, si riesce a stare svegli e, poco alla volta, a farsi trascinare nel vivo della vicenda: un gruppo di amiche cristiane e musulmane sono stufe dei litigi che nascono tra le due comunità, spesso per motivi futili, semplici pretesti per litigare e scaricare sul ‘nemico’ la propria frustrazione. Danni ai rispettivi luoghi di culto, litigi accesi in piazza, risse in case di ospiti, arroganza contro i bambini: tutto questo nel supposto nome di un dio che, in realtà, non può approvare simili blasfemie. Le cinque donne, allora, preparano un’efficace distrazione per i loro uomini e riservano loro una sorpresa che, proprio perché assurda, mira a farli riflettere e ad accantonare i propri pregiudizi, la cattiveria che covano per una fede diversa dalla loro, ma solo nella forma.

E ora dove andiamo, come detto, ha la forma di una commedia ma non disdegna svolte tragiche, in un’alternanza nel complesso riuscita, a volte tendente al grottesco. I personaggi sono ben caratterizzati, è facile familiarizzare con loro e magari ricordarsi che, in fondo, tutti conosciamo qualcuno che li ricorda: sono stereotipi smussati, che non disturbano. I conflitti alla base della storia, poi, sono molto profondi e comportano scelte difficili, una delle quali mette a durissima prova una delle donne, disposta a proteggere i propri figli anche a costo di farglielo capire con le cattive.

Il finale, una chicca che riscatta l’inizio noioso e non indispensabile, contiene lo spirito del film e non può non suscitare un’esclamazione, del genere: “Ah, ecco!”, mentre si ripensa alla storia guardando scorrere i titoli di coda. Gradevole.

Ho già pubblicato quest’articolo su Cinema4stelle.



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