"È per te che il sole brucia a luglio".

Da Tofina
Da bambine noi donne fantastichiamo su noi stesse. Vogliamo essere già grandi. Progettiamo di diventare un giorno cantanti, ginnaste, gelataie, Lady Oscar, viaggiatrici nel tempo. Ci immaginiamo sposate, mamme, alcune (una mia amica, mica io) anche nonne. Mai ho chiuso gli occhi e mi sono chiesta "Sarò zia? E come sarà?"
Ho realizzato quasi subito di essere troppo stonata per poter fare la cantante, troppo poco motivata per diventare una brava ginnasta, troppo golosa per produrre del gelato e venderlo senza prima mangiarmelo tutto, troppo in ritardo per poter essere Lady Oscar. (Per quanto riguarda i viaggi nel tempo, invece, continuo a tenere ben custodito quel sogno nel cassetto). Mi sono sposata, continuo a immaginarmi mamma e un giorno vorrei essere una nonna speciale come lo è stata la mia.
E poi venerdì sono diventata zia.
Sebbene io abbia avuto nove mesi di tempo per abituarmi all'idea, non l'ho fatto. Immagino sia un po' come avere tra le mani il biglietto della lotteria vincente: fino al momento in cui non lo scopri è solo potenzialmente qualcosa di meraviglioso. Sebbene io abbia avuto nove mesi di tempo per abituarmi all'idea, venerdì un'emozione fortissima mi ha investita con una potenza incredibile. Tante vite, in pochi minuti, sono cambiate. E la piccola grande forza che ci ha arricchiti tutti è nei pugnetti stretti di Emanuele quando si stira, nel suo piedone da promessa del basket, nel suo nasino di famiglia, negli occhi - forse- azzurri di mio fratello.
Mi trovo all'improvviso, a trent'anni, a dover fronteggiare un sentimento sconosciuto. Sono abituata all'affetto che mi lega ai miei amici, all'amore per la mia famiglia e a quello per mio marito. Ma venerdì Emanuele mi ha fatto questo immenso regalo di farmi conoscere un amore nuovo, diverso e io spero davvero di poter essere negli anni a venire la zia che merita di avere. Quella simpatica, che non ti regala roba noiosa per il compleanno ma ti fa divertire, quella con cui si può scherzare e dire le parolacce (poche), quella a cui si può raccontare il sogno di diventare astronauta, archeologo, chitarrista e Batman.


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