I miei si sono conosciuti a scuola, erano in classe insieme al liceo. Mamma mi racconta che i primi anni si chiedeva come mai il più alto della classe si ostinava ad occupare il posto al primo banco vicino a lei, unica donna presente in mezzo ad una classe di ragazzi. Certo, una volta il liceo scientifico era roba da uomini, non da donne! Beh, ne ha capito il motivo dopo un bel pezzo.. Ad ogni modo le piaceva sentirsi protetta dal suo sguardo. E poi non disdegnava le versioni di latino ed i compiti di matematica che lui le passava!
Riesco quasi a vederli, questi due ragazzini innamorati..
Lei stupenda nella sua gonna larga, con i capelli neri gonfi che le arrivavano alle spalle.
Lui magro come un chiodo, un po’ impacciato, educato, bello e con un sorriso splendente.
Era difficile vedersi fuori dalla scuola.
Mamma durante il periodo scolastico abitava in città, a casa di uno dei tre zii materni.
Ed era controllata tanto quanto le cugine, se non di più. Certo, era sotto la loro responsabilità. Seguita a vista da tutto il parentado insomma..
Papà, invece, abitava in un paesello sperduto e prendeva il treno tutti i giorni per recarsi a scuola. Un lungo viaggio di due ore all’andata e due al ritorno.
Era più libero di mamma, ma tenuto comunque sotto osservazione stretta da nonna, una donna energica e terribilmente severa. Che gli ha fatto da mamma e da papà insieme, visto che lui è orfano di guerra ed il papà non lo ha mai conosciuto..
A volte ci si vedeva da lontano, per strada.
Lui perdeva apposta il treno e doveva aspettare l’ultima corsa della sera. E lei usciva a fare la passeggiata pomeridiana con le cugine ..e con gli zii dietro.
E papà, in mezzo ai suoi amici, da lontano la guardava.
Impossibile andarle incontro e fermarsi a parlare, sarebbe stato uno scandalo!
Ma era così bella quell’attesa.
Emozionante per entrambi aspettare di vedere da lontano quello sguardo complice che parlava, che diceva mille cose, molte più di quelle che sarebbero venute fuori a voce.
E questo bastava per essere felici.
G.