E’ raro, è umano

Creato il 03 novembre 2013 da Larablogger @laratorres83

Se c’è una cosa che i social network hanno sdoganato prepotentemente è la condivisione di stati d’animo.

In principio erano le emoticon. Nate grazie agli ormai primordiali sms, col tempo da pallide e stilizzate creature hanno preso vita, anima e colore e adesso imperversano in ogni forma di comunicazione scritta, e chissà in quante altre forme virtuali sono destinate ad evolvere. L’emoticon puoi utilizzarla da sola quando non ti va di tradurre in parole ciò che provi, o puoi affiancarla all’argomentazione di un’emozione, un’impressione, una suggestione verbalizzata.

Il punto è che questa pubblicazione spasmodica di sensazioni assume quasi sempre sfumature negative. Mi spiego meglio. Se qualcuno decide di rispondere al “A cosa stai pensando” di Facebook, quasi sempre lo fa per condividere un sentimento di protesta, indignazione, rimprovero, risentimento.  Io per prima lo faccio spesso, quasi sempre per inveire contro le Ferrovie dello Stato che risultano tra i miei bersagli preferiti, essendo una pendolare indomita e ostinata.

Fateci caso. Raramente vi sarà capitato di leggere: “Oggi ho incontrato un vigile molto gentile e ligio al dovere che mi ha indicato esattamente dove fosse l’ufficio postale, in cui ho avuto la fortuna di incontrare personale preparato ed efficiente”. E’ molto più frequente che capiti di leggere “Non solo sono stata multata da una vigilessa frigida, ma questo succedeva mentre un impiegato postale finiva di fumarsi la sua sigaretta in orario di lavoro. Che schifo!”, o più o meno qualcosa del genere.

Delle due l’una: o siamo tutti terribilmente sfigati, maldestri, sottopagati, sfruttati, malconci, oppure tutti diamo per scontata la normalità, le cose semplici, magari non eccezionali, ma solo, dannatamente, NORMALI.
Nella normalità potrebbe rientrare il sorriso di uno sconosciuto alla guida di un’auto che rallenta, si ferma e con un’espressione di complicità ti rivolge quel sorriso che ti riconcilia con l’universo, facendoti attraversare la strada con tutta la calma possibile, riconoscendotene il diritto. E non importa se fino ad un attimo prima le auto stavano sfrecciando disinteressandosi del pedone sulle strisce pedonali.
Aver rinvenuto tracce di umanità, aver trovato speciale un gesto normale, sottolineare cenni di “rivoluzione” nella quotidianità, questo sì che andrebbe pubblicato e condiviso.
Magari potrebbe diventare contagioso.

larablogger