E se i giovani si riprendessero la loro montagna? (seconda parte)

Creato il 09 settembre 2011 da Amandacastello2010
Veduta del Monte Osero

leggi la prima parte…

L’A.R.T. partecipò allora con un progetto che mirava ad integrare e radicare la popolazione giovanile piacentina. L’ottica di fondo dell’azione era individuabile nella centralità della persona, nello sviluppo eco-compatibile e auto-riproducibile, allo scopo di far crescere le persone, la qualità delle relazioni e i rapporti sociali con le comunità di riferimento. Il progetto imprenditoriale intendeva garantire una qualità di vita in zone morfologicamente disagevoli, risvegliando nei suoi abitanti un senso di appartenenza per renderli protagonisti di interventi volti al miglioramento del luogo in cui vivono, grazie anche alla creazione di nuovi posti di lavoro, promuovendo una cultura di interscambio, corresponsabilità e solidarietà nelle comunità. Gli fu preferito un progetto informatico, ma i principi dello stesso furono elogiati come validi spunti.

Partendo dall’evidenza che i giovani amano la loro terra e che non scelgono di abbandonarla, ma sono costretti a farlo, ci possiamo chiedere quali strategie siamo ragionevolmente capaci di prospettare oggi per favorire il mantenimento delle future generazioni nel luogo dove sono nate e rendere attrattivo il territorio delle colline e della montagna piacentina a giovani cittadini.

L’iniziativa individuale non basta. Una politica concertata deve puntare alla creazione di nuovi posti di lavoro e migliorare la funzionalità di quelli esistenti. E’ imprescindibile l’impegno concreto dei comuni interessati, della Comunità Montana, della Provincia e della Regione. Per favorire il mantenimento delle popolazioni sul territorio sono necessari una valorizzazione e degli incentivi concreti allo sviluppo di attività lavorative con particolare attenzione al settore giovanile e femminile, ma anche all’età pensionistica e ai disabili. Promuovere la ricerca sul territorio nei settori agricolo, di allevamento al pascolo e dell’agricoltura biologica, avvalendosi dell’appoggio della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, all’avanguardia in questo campo, è sicuramente un privilegio di cui gode la nostra Provincia. Incoraggiare la creazione di impianti per la produzione di energie da fonti rinnovabili, nel rispetto dell’armonia paesaggistica, garantisce uno sviluppo autonomo dell’economia della montagna. Incentivare il turismo e la valorizzazione del territorio con lo sviluppo di attività agrituristica e di iniziative che mirano alla difesa e alla protezione dell’ambiente, alla rivalutazione del patrimonio culturale, faunistico e naturalistico, alla protezione della biodiversità significa consolidare una risorsa vincente.

La Pietra Perduca (Piacenza)

Il 2011 è l’Anno Internazionale delle Foreste. E’ ormai ampiamente dimostrato quanto le risorse forestali abbiano un ruolo strategico nella protezione dell’ambiente, dell’assetto idrogeologico, del paesaggio e nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Basta uno sguardo ai profili delle nostre montagne per rendersi conto di quanto siano ricche di aree boschive, un vero e proprio patrimonio da tutelare e proteggere. Come ricorda la Comunità Europea nel testo “Politica di sviluppo Rurale 2007/2013” poi declinato nel “Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale” per l’Italia del 21 Giugno 2010, lo sfruttamento di tali superfici può assumere molteplici funzioni che garantiscono vantaggi economici ed occupazionali non solo attraverso la produzione di legname, ma anche attraverso l’opportuna valorizzazione del ruolo ambientale, storico-culturale e sociale che le foreste svolgono.

Ricordando che le vette della Provincia di Piacenza confinano con altre province limitrofe, si può pensare a promuovere dei centri di studio-ricerca con applicazioni concrete dove attrarre i giovani e i loro insegnanti per un recupero di un patrimonio storico-archeologico-artistico-scientifico comune. Il tradizionale mondo dell’impresa, applicato alla realtà della montagna, potrebbe scegliere di diventare “più etico”, più attento cioè alle tematiche ed agli impatti sociali dei comportamenti e dei circuiti economici e diventare un modello per altre realizzazioni simili.

L’irrinunciabile sostenibilità economica di questo nuovo tipo di sviluppo della montagna deve poggiare su una visione psicologica e sociale per consentire la creazione di progetti capaci di tutelare la qualità di vita in tutti i suoi aspetti, seguendo dei criteri di efficienza in termini imprenditoriali, appoggiandosi sull’utilizzo di nuove tecnologie innovative nella comunicazione applicate al servizio alla persona e per creare nuovi servizi indispensabili. Solo così si potrà assicurare un futuro ai giovani e alla loro montagna.

Vista dell'Appennino Piacentino

Fonti:

-   Dati ISTAT;

-   V Programma Quadro delle azioni comunitarie di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione (1998-2002) dell’Unione Europea;

-   Progetto commissionato dalla Regione Emilia Romagna “Ricerca sui bisogni della popolazione anziana dell’Alta Val Nure” 1999-2000; A.R.T.

-   “Progetto-Vita” sulla riduzione della morte improvvisa dell’Associazione Il Cuore di Piacenza;

-   Programma d’Azione Comunitaria in materia di formazione professionale, II fase: 2000-2006-Commissione Europea Istruzione e Cultura; Leonardo Da Vinci,;

-   Programma quadro “Cultura 2000” Commissione Europea;

-   Programma “Raffaello per i beni culturali” Commissione Europea;

-   Programma “Caleidoscopio per le attività artistiche e culturali” Commissione Europea;

-   Programma “Arianna per il libro, la traduzione e la lettura” Commissione Europea;

-   Politica di sviluppo Rurale 2007/2013 della Comunità Europea;

-   Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale per l’Italia, 21 Giugno 2010.


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