Sono fieri, antipatici, cattivi: bastonano il popolo senza pietà, avendo riguardo solo agli interessi che esprimono e difendono strenuamente. E’ il governo degli accademici che ha un compito ben preciso. Quello di far rimpiangere i peggiori politici della seconda repubblicaBerlusconi riscende in campo, Bersani vede frantumarsi il PD sotto i colpi delle unioni gay, la Lega divorzia da chi sostiene il governo Monti ed in tutto questo c’è Nonno Casini che invoca un rinnovamento della classe dirigente,proponendosi come “nuovo che avanza” dell’unità dei moderati di centro. Brecht avrebbe saputo regalarci autentiche perle di saggezza, ammirando la scaltrezza dei pagliacci che occupano il ponte di comando di un’Italia alla deriva.
Da tempi non sospetti si era intuito il sordido gioco della casta: serviva qualcuno che facesse il lavoro sporco, che aumentasse la pressione fiscale a livelli insostenibili e facesse rimpiangere il governo della puttanocrazia.
Si stava meglio quando si stava peggio: un punto di vista non certo condivisibile per tutti coloro i quali non hanno dimenticato gli anni di profonda decadenza culturale prodotta dalla miopia politica del centrodestra, più intento a fossilizzare un’immagine pubblica basata esclusivamente sull’apparenza per non focalizzare l’attenzione dell’elettorato sulla impreparazione conclamata dei “leader”.
Ed ecco allora un esecutivo con licenza di uccidere: aumenta le tasse, perseguita gli evasori, riforma il lavoro e le pensioni con provvedimenti impopolari, costringe al suicidio folte schiere di disoccupati e costruisce le condizioni per una nuova affermazione della mala politica alle prossime elezioni della primavera 2013.
Sono brutti, antipatici, cattivi, altezzosi, superbi, sciorinano cultura accademica ai quattro venti senza preoccuparsi della loro distanza dalla realtà: Profumo che parla di fuoricorso come se fossero una piaga, Martone che consiglia agli esodati di far causa, la Fornero che riscrive la Costituzione sono pedine di un dibattito politico mediocre che riesce a far fare una bella figura persino ai Berlusconi, ai Bossi, ai Castelli, ai La Russa, ai Gasparri, ai Casini dei quali un paese normale e progredito farebbe di certo a meno.
Ma l’Italia non è un paese normale, tanto meno uno progredito. Per permettere ai vecchi volti della politica di ricostruirsi una verginità politica, abbiamo affidato le redini del paese ai leader delle banche, che adottano provvedimenti impopolari da far votare ad un parlamento compiacente che prova a rimanere attaccato alla poltrona con tutta la forza che ha.
La memoria degli italiani è piuttosto corta,e questo potrebbe in qualche modo favorire nuovamente la vittoria della vecchia politica che però ha perso una dimensione comunicativa che ha progressivamente abbandonato il piccolo schermo, spostandosi sempre più su Internet. Ed è proprio sulla rete che però si notano le lacune dei berlusconiani, benché ci siano stati tentativi di avvicinamento confuso alla realtà del web: il partito è schiavo dei sondaggi, Berlusconi torna in campo (con la sponsorizzazione di Monti) e per dimostrare agli italiani di essere cambiato decide di far fuori dalla scena politica la Minetti, più famosa per la bocca e le terga che per l’acume politico dimostrato in consiglio regionale. Ovviamente speriamo che non basti l’aver consegnato ai settimanali di gossip una nuova starlette per fare di Berlusconi un “nuovo che avanza”, in un patetico tentativo di riedizione della prima Forza Italia, quella che vinse le elezioni del 1994.
E Fini? Per il momento arranca nelle retrovie dopo le prime fallimentari esperienze di Futuro e Libertà. Difficilmente potrà riproporsi come figura credibile di una destra italiana ormai distrutta da scandali,incompetenza, arrivismo e penuria di idee. Colpisce invece l’atteggiamento paternalista assunto da Casini, uno che vorrebbe (ovviamente) un Monti-bis in cui far pesare maggiormente il suo sostegno: crede, l’ex delfino di Forlani, di potersi ergere a catalizzatore di un elettorato moderato, in virtù del suo atteggiamento che sembra indicare sempre negli “altri” il cattivo di turno.
Non meraviglia, alla luce di alcune considerazioni, che i tecnici siano tanto odiati da un popolo che non li riconosce e non li vuole. Devono essere odiati. In modo da farci rimpiangere gli stessi politici che ci hanno imposto strafighe ignoranti al governo e auto blu per andare a far compere.