“È stato il figlio” – Roberto Alajmo

Creato il 16 gennaio 2012 da Temperamente
A Palermo, nel quartiere popolare della Kalsa, un uomo è stato ucciso nel salotto di casa sua. I poliziotti, accorsi sul luogo del delitto, trovano l’intera famiglia pronta a testimoniare: è stato il figlio, non c’è dubbio. Tancredi, ventenne semplice, tre volte buono, come lo definisce la nonna, disoccupato e troppo pigro per tentare di trovare un lavoro, ha sparato tre colpi a Nicola, reo di averlo aspramente rimproverato per un graffio alla carrozzeria dell’auto, suo personale feticcio. Almeno, che Tancredi sia il colpevole lo affermano a gran voce la madre e la nonna; il nonno, preoccupato di confondersi e di attrarre gli strali della moglie, preferisce tacere e affermare di non saper nulla: durante il delitto era in gabinetto, e non intende dire una parola di più. Tancredi, dal canto suo, non apre bocca: non vuole confessare né spiegare la provenienza della pistola, non vuole discutere dei rapporti che lo legavano al padre né del suo imminente matrimonio con Mariantonia. Ma qualcosa sembra non convincere gli inquirenti: qualcosa che riguarda il passato della famiglia, e la vicenda dolorosa e angosciante della piccola Serenella. È stato il figlio è un libro semplice, scorrevole, piano, che si beve in pochi sorsi; non ci sono colpi di scena a movimentare la lettura: anche la soluzione finale, se non del tutto prevedibile, era comunque ipotizzabile con buon margine di approssimazione per una buona metà del tempo. Il valore del romanzo, più che nella trama gialla in sé, risiede nello stile dell’autore, nella lingua piacevole e godibilissima, un mix italiano-siciliano comprensibile e vivace che Alajmo plasma ad uso e consumo dei personaggi, nei dialoghi gustosi e arguti, nella cadenza quasi musicale che imprime alle parole di Loredana. L’analisi dei personaggi è interessante e ben strutturata, e una sottile ironia smorza il tono eccessivamente bozzettistico o elegiaco che rischiava di appesantire alcuni punti della storia. La reazione dei diversi membri della famiglia al dolore e al terrore di perdere tutto viene mostrata con precisione quasi chirurgica ma anche con una generosa dose di empatia: Loredana, Rosa, Fonzio, Tancredi stesso, sono solo vittime incolpevoli di una situazione più grande di loro, che si dibattono disperatamente per restare a galla. Maria Di Piazza

Roberto Alajmo, È stato il figlio, Mondadori, 2005, pp. 231, € 16,00


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