“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.” (Paolo Borsellino)
Imprenditori, sindacati, interessi organizzati dovevano contrattare col potere amministrativo. Lo scambio politico diventava il meccanismo di gestione delle città. Negoziato e deleghe, consenso e spartizioni avvenivano lì. Ci si scambiava trasversalmente i piaceri che servivano. Era il consociativismo. Un vero sistema chiuso. Gli amministratori locali, se si comportavano a norma, come premio, a fine mandato, se non riproposti, diventano dirigenti delle cooperative. Gli amministratori e i tecnici comunali di riferimento, per essere a norma, dovevano garantire alle imprese amiche l'affidamento di appalti, la progettazione di opere , il finanziamento. Tutto a spese della collettività. In una condizione di monopolio assoluto e di prezzi concordati alla faccia di pantalone. Tutto questo ha un nome: "rito emiliano". E se qualcuno si metteva di traverso, per lui c'era l'emarginazione e il silenzio. Ecco, questo era il contesto. E in Emilia, non una indagine. Ma quale giustizia? Ma de che? E gli impuniti tiravano le monetine a Craxi!
In realtà era l'avvio dell'uso politico di una parte della magistratura, attivata per far fuori l'intera classe dirigente del pentapartito, salvando l'allora Pci-Pds, che le mani in pasta ce le aveva, come gli altri, eccome!
Berlusconi politico nasce lì, come reazione alla -ricordate?- potentissima e gioiosa macchina da guerra del Pds a guida Occhetto che venne percepita come semplicemente una riedizione del vecchio PCI.
Quello che poi successe lo ricordiamo tutti.
A sinistra quella sconfitta, quella del '94, non fu digerita e, improvvisamente, la magistraura incominciò ad occuparsi del sig. B... per arrivare all’avviso di garanzia recapitato dalle colonne del Corriere della sera nel novembre 1994 a un Berlusconi impegnato a presiedere a Napoli un summit dell’Onu sulla criminalità...e da lì è stato un crescendo.
Berlusconi, da quel momento, si nutre di continuo della linfa prodotta dall'antiberlusconismo giustizialista, preconcetto, ideologico e quasi ossessivo. Un antiberlusconismo viscerale e irrazionale, che scatta come una sorta di riflesso condizionato, che magari riesce si a trovare compattezze e identità -in mancanza di altri collanti- ma finisce per legittimare Berlusconi agli occhi dei suoi elettori.
C'è anche da rilevare che nonostante i processi e le centinaia di inchieste, fino ad ora il signor B. non è stato mai condannato con sentenza definitiva. Se ha usato anche il potere, che gli derivava dall'essere Presidente del Consiglio, per difendersi in giudizio e per non farsi infinocchiare, ha fatto benissimo.
Del resto, con le leggi ad hoc aveva incominciato il PCI con una bella amnistia che gli toglieva il disturbo di spiegare in giudizio l' import di rubli dalla Unione Sovietica (URSS) e nel 1993 con la depenalizzazione del finanziamento illecito dei partiti.
La finisco qui, lo so magari per qualcuno è storia vecchia, però ricordatevelo: la verità non è mai una sola. (cp)
(Allegato - Dossier sulle mafie in Emilia Romagna, clicca qui )
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