Mi piaceva anche sentire quel leggerissimo e delicato dolore quando ci salutavamo prima di lasciarci. E nell’arco di tempo da quel momento a quando poi l’avrei rivista, coltivavo l’amore per lei osservando e vivendo il mondo. Raccoglievo l’amore per il mondo per poterglielo donare e raccontare. Tutto mi diceva che dovevo vivere.
(Pag.169, E’ una vita che ti aspetto)
Prima di uscire ho apparecchiato la sua colazione. Sul sacchetto dei biscotti ho attaccato un post-it con la mia dichiarazione d’amore.
Tu sei tutto ciò che prima
non sono mai riuscito a dire,
mai riuscito a vedere, fare, capire.
Finalmente sei qui…ho aspettato tanto.
(Pag. 175, È una vita che ti aspetto)
Ho pensato che, quando si incontra una persona, quell’incontro crea cose nuove. Dà vita a pensieri, riflessioni, sentimenti, azioni, che appartengono solo alle due persone che si sono incontrate. L’amore che circola tra loro deve essere sempre vissuto tutto, in ogni momento. Fino in fondo. Perché l’amore quando circola, quando viene vissuto è leggero e fa sentire leggeri, ma se viene bloccato, se non lo si vive diventa piombo.
(Pag.168, E’ una vita che ti aspetto)
Volevo una persona che voleva me. Una persona per la quale io non potevo essere sostituito da un giorno con l’altro. Una persona che mi facesse sentire speciale. Diverso da tutti. Un individuo. Una persona. Un principe azzurro. Come quando ero piccolo e per la mia mamma io ero io. Il suo bambino.
(Pag.116, E’ una vita che ti aspetto)
Era comunque meglio immaginare un rapporto perfetto e futuro con una donna che non c’era piuttosto che cercare di costruire delle intimità e dei legami reali con quelle esistenti.
(Pag.89, E’ una vita che ti aspetto)
Le parole che avrei pronunciato, i gesti, gli sguardi e le sensazioni che sarebbero nati da quell’incontro sarebbero stati “perlaprimavolta”. Sarebbero stati pieni di emozione, pieni di energia. Potenti, puri, carichi di luce e di forza. Tutto lo immaginavo avvolto da un qualcosa di sacro. Alle altre donne non l’avevo mai fatto nemmeno vedere quel campo. A costo di sembrare superficiale ai loro occhi. Ma per lei accettavo anche questo.
(Pag.85, E’ una vita che ti aspetto)
Alla donna della mia vita, il giorno che l’avrei incontrata, avrei donato un campo di neve immacolato, intatto, mai calpestato prima, senza nemmeno il segno di una piccola impronta. E sarebbe stato tutto suo, solamente per lei, E io, quel campo innevato, lo proteggevo. Lo proteggevo e facevo la guardia da anni come un custode fedele, aspettavo. Aspettavo senza nemmeno conoscere la faccia di chi avrebbe avuto il libero accesso. Solo per lei.
(Pag.85, E’ una vita che ti aspetto)
Comunque, credendo a tutta questa storia del colpo di fulmine, conservavo una forma di verginità. Una verginità nei gesti, nei sentimenti, nelle parole. Conservavo gelosamente uno scrigno pieno di parole mai pronunciate, gesti mai compiuti, sguardi e sentimenti mai vissuti, mondi mai visitati.
(Pag.85, E’ una vita che ti aspetto)
Crescendo, invece, mi sono convinto sempre di più, e non so su quali basi, che nella vita ci sia un solo vero grande amore. Che esiste un principe azzurro per le donne e una principessa per gli uomini. L’anima gemella. E che gli altri alla fine siano soltanto comparse. Ero tutto contento all’idea che per una donna al mondo io ero il principe azzurro. Magari un coglione per il resto dell’universo femminile, magari insignificante, brutto, poco affascinante, magari con me Cenerentola sarebbe andata a casa alle dieci, dieci un quarto al massimo, Biancaneve dopo il mio bacio avrebbe fatto finta di morire nuovamente, ma per una…fatevi largo, io ero il principe azzurro. Il più bello, il più affascinante, il più interessante. Non è meraviglioso sapere che per una persona che per una persona al mondo tu sia “il più”? Non è incredibile tutto questo? Non dà un senso di responsabilità? A me questa cosa è sempre piaciuta. Anche se, in calzamaglia azzurra, non sto fa dio.
(Pag.84, E’ una vita che ti aspetto)
Che freddo. Sono raffreddato. Del resto lo sapevo. Si è fermata da me per la notte, e ho voluto dormire nudo, perché mettere la maglietta mi sembrava poco macho. Pensare che lo so che se non mi metto la magliettina poi prendo freddo. Ma a volte mi piace fare il figo, mi piace fingere di essere quello che non sono. Faccio il duro a torso nudo e la mattina dico: “Babba bia che freddo”. Ma mi sa che questa è stata l’ultima volta. Qualcosa è cambiato. Mi sa che l’amo. Mi sa che per la prima volta sono innamorato. Intendo dire innamorato veramente.
(Pag.9, E’ una vita che ti aspetto)