Insieme a loro avrei voluto sfogliare questo piccolo tomo come il diario di un incubo felicemente superato, come cronache dal fondo dell'inferno. Adesso i miei compagni di viaggio non ci sono più, nel volgere di un'ora i miei versi si sono trasformati in poesie lette a dei morti.
E' veramente ora di sistemare le mie carte.
Quattro giorni fa ho costruito un semplice rifugio ingenuo con un sistema di funi che chiudono tendaggi e botole primitive. Quattro giorni trascorsi in un piccolo spazio senza uscita, assediato da un elemento che preme da ogni dove, con lo spettro della più bella morte mai partorita dall'immaginazione di una SS ubriaca.
Nel corso di questi quattro giorni è scomparsa la penultima ondata dei miei lettori.
(da Wladyslaw Szlengel, Cosa leggevo ai morti. Poesie e prose del ghetto di Varsavia, Sipintegrazioni Editore)