Partita infrasettimanale dai mille volti. Antefatto: il Pulici – l’unico pregio che ha è di essere interista – è stato piantato in asso venerdì da buona parte dei suoi compagni di squadra, impegnati in una trasferta faticosissima a Torino: un Juve-Milan guardato nella tv del baretto sotto casa di Pirrotta. Sono juventini, che ci volete fare! Dispiace per Mello, che fa parte della mia scuderia. Ecco spiegato il motivo del match di ieri sera. Che non sarebbe male riproporre, di tanto in tanto, giusto per tenere la gamba in allenamento. Gli altri, comunque, non avevamo saltato il turno. Alcuni di noi (io, Serena e Davide) addirittura avevamo già dato la sera precedente. Non vuole essere un alibi. Io e Serena non ne abbiamo risentito per niente. Vecchia guardia. Davide invece ha un po’ deluso. Neanche Tricella rimaneva così staccato in difesa. E poi, il libero non esiste più nel calcio a undici, figuriamoci nel calcetto. Urge un corso di aggiornamento.
Mello ha smaltito il jet lag con tranquillità. Causa un intoppo rosa a cinque minuti dal fischio d’inizio ha fatto slittare di mezz’ora l’incontro. Nessuno però ha bestemmiato, né si è lasciato andare ad epiteti volgari. Ubu maior… Nonostante di “maior”, rispetto al pallone, non dovrebbe esserci niente. Perdonato. Per questa volta neanche una multa. In porta stavolta potevamo contare su Ceu. Buon per noi.
Loro erano agguerritissimi. Mai visti così indiavolati. Mario e Simone avevano saltato qualche turno, ma tutta quella foga è difficile da spiegare. O forse no. Troppi rutti sospetti. Red bull non digerita, deve essere stata eccessiva la quantità ingurgitata. Al limite del doping. Il Pulici è invece passato dal lattoniere. La precisione delle sue conclusioni sotto l’incrocio può essere spiegata solo con un’aggiustatina del piede. Fronda interna nei confronti di Ntoni, un po’ bistrattato dai suoi. Inspiegabilmente. Per almeno quaranta minuti ci hanno massacrato sul piano della corsa. Un ritmo indiavolato e pressing a tutto campo. Difficile ragionare con due mastini per volta attaccati alle caviglie. Abbiamo retto, nel senso che non ci siamo sfaldati, anche se inizialmente hanno preso il largo. Poi sono inevitabilmente calati di ritmo e, complice la serata non proprio esaltante di Gabriele tra i pali, siamo riusciti a rimetterci in carreggiata, fino a riacciuffare per i capelli una partita che sembrava persa. Risultato: 7-7, con due mie firme. Non c’è stato tempo per la beffa, visto che Mario ha rischiato un ginocchio per salvare il risultato. E poi tutti a casa.