Gli acquisti online, ormai, sono stati equiparati a quelli “diretti” e recarsi al negozio virtuale o reale non fa più differenza. I prodotti in rete sono sicuri? Sì, confermano gli esperti e – ribadiscono – non hanno nulla di diverso da quelli presi direttamente dagli scaffali ma, in entrambi i casi, non si possiedono tutte le certezze sulla sicurezza del prodotto. La cronaca, infatti, anche troppo spesso ha raccontato episodi nei quali sono state protagoniste bottiglie d’acqua contaminate o prodotti caseari stranamente “blu” acquistati nel negozio sotto casa. Questa volta, invece, è capitato al colosso delle vendite telematiche: Ebay che, dopo aver venduto una sostanza al sorbitolo (un additivo alimentare sostitutivo dello zucchero), ha involontariamente causato la morte di una donna a Barletta. I vertici aziendali si sono dimostrati immediatamente sconvolti e moralmente coinvolti in una vicenda che, al momento, appare una tragica e isolata fatalità anche se le autorità di Trani hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni gravi. Ebay, dal canto suo, sta effettuando le sue verifiche interne e ha fatto sapere – attraverso una nota – che al momento ha sospeso le vendite del prodotto incriminato. L’azienda – si legge nel comunicato - “sta cooperando con le autorità locali e internazionali ed è impegnata a fornire tutto il supporto necessario affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda". La questione, però, riapre la delicata questione sulla vendita delle medicine online e, dopo la diatriba incentrata sui “Farmaci di Fascia C” non si può non fermarsi a riflettere quanto possa essere pericolosa questa pratica. I sostenitori della liberalizzazione dei farmaci sostengono che si cerca di tutelare – a torto – la “casta dei farmacisti” dimenticando, però, che a pagarne le spese possono essere i cittadini e, l’episodio della donna di Barletta, non fa che confutare la tesi addotta. La questione, però, è molto più complessa di quello che appare poiché il sorbitolo, la sostanza protagonista di questa vicenda, non è un farmaco e, dunque, non è vietata la vendita su internet. Le domande da porsi adesso sono molteplici ma, in primis, è bene chiedersi innanzi tutto se la fiala contaminata era solo quella assunta dalla sfortunata donna o se, invece, si trattava di un’intera partita di sorbitolo. In secundis, se è possibile fare dei test alle fiale di sorbitolo sempre che queste non siano state già vendute. La strategia adottata da Ebay – quella di sospendere la vendita delle fiale – appare quella più sensata.
Gli acquisti online, ormai, sono stati equiparati a quelli “diretti” e recarsi al negozio virtuale o reale non fa più differenza. I prodotti in rete sono sicuri? Sì, confermano gli esperti e – ribadiscono – non hanno nulla di diverso da quelli presi direttamente dagli scaffali ma, in entrambi i casi, non si possiedono tutte le certezze sulla sicurezza del prodotto. La cronaca, infatti, anche troppo spesso ha raccontato episodi nei quali sono state protagoniste bottiglie d’acqua contaminate o prodotti caseari stranamente “blu” acquistati nel negozio sotto casa. Questa volta, invece, è capitato al colosso delle vendite telematiche: Ebay che, dopo aver venduto una sostanza al sorbitolo (un additivo alimentare sostitutivo dello zucchero), ha involontariamente causato la morte di una donna a Barletta. I vertici aziendali si sono dimostrati immediatamente sconvolti e moralmente coinvolti in una vicenda che, al momento, appare una tragica e isolata fatalità anche se le autorità di Trani hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni gravi. Ebay, dal canto suo, sta effettuando le sue verifiche interne e ha fatto sapere – attraverso una nota – che al momento ha sospeso le vendite del prodotto incriminato. L’azienda – si legge nel comunicato - “sta cooperando con le autorità locali e internazionali ed è impegnata a fornire tutto il supporto necessario affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda". La questione, però, riapre la delicata questione sulla vendita delle medicine online e, dopo la diatriba incentrata sui “Farmaci di Fascia C” non si può non fermarsi a riflettere quanto possa essere pericolosa questa pratica. I sostenitori della liberalizzazione dei farmaci sostengono che si cerca di tutelare – a torto – la “casta dei farmacisti” dimenticando, però, che a pagarne le spese possono essere i cittadini e, l’episodio della donna di Barletta, non fa che confutare la tesi addotta. La questione, però, è molto più complessa di quello che appare poiché il sorbitolo, la sostanza protagonista di questa vicenda, non è un farmaco e, dunque, non è vietata la vendita su internet. Le domande da porsi adesso sono molteplici ma, in primis, è bene chiedersi innanzi tutto se la fiala contaminata era solo quella assunta dalla sfortunata donna o se, invece, si trattava di un’intera partita di sorbitolo. In secundis, se è possibile fare dei test alle fiale di sorbitolo sempre che queste non siano state già vendute. La strategia adottata da Ebay – quella di sospendere la vendita delle fiale – appare quella più sensata.