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Ebola, l’epidemia in Africa occidentale è del tutto fuori controllo

Creato il 28 giugno 2014 da Antonioriccipv @antonioricci

L’epidemia del temibile virus Ebola è fuori controllo. I contagi, denunciati per la prima volta in Guinea all’inizio dell’anno, hanno ormai raggiunto 60 località, diffondendosi in Sierra Leone e Liberia.

Ebola, l'epidemia in Africa occidentale è del tutto fuori controllo

Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il virus, che provoca febbri emorragiche, diarrea e problemi al sistema nervoso centrale, avrebbe già infettato 567 persone e provocato la morte di 350 contagiati.

La scala di diffusione dell’epidemia è, per numero di contagi e per estensione geografica delle località toccate, la più grave in assoluto dal 1976, anno in cui il virus fu per la prima volta identificato nell’uomo. Chi riferisce prontamente i sintomi dell’infezione e viene immediatamente idratato ha più speranze di sopravvivere a una malattia che arriva ad uccidere fino al 90% delle persone che l’hanno contratta.

Ma a frapporsi tra medici e pazienti ci sono troppo spesso – denuncia Medici Senza Frontiere – ostacoli culturali. Capita che i malati vedano con sospetto i centri di cura, ed è difficile far capire alla popolazione che il contagio avviene tra uomo e uomo, attraverso lo scambio di fluidi corporei.

La preoccupazione è che questa sia solo la punta dell’iceberg.

Mano a mano che il virus avanza, dicono gli esperti, rischia di aumentare anche la facilità con cui si trasmette da uomo a uomo.

Il rischio per l’Europa è bassissimo. In primo luogo, è improbabile che una persona con Ebola arrivi in Europa perché il tempo di incubazione della malattia non è molto lungo, e quando ci si ammala non si è certo in grado di viaggiare.

Inoltre il focolaio è per ora concentrato in Africa occidentale (Guinea, Sierra Leone, Liberia), in zone remote e piuttosto lontane dagli aeroporti: la probabilità che una persona contagiata arrivi in Europa è quindi molto bassa, anche se non si può escludere.

In ogni caso il virus si diffonde per contatto diretto e non per via aerea: al contrario della SARS, quindi, Ebola non terrorizza i paesi industrializzati dove questo virus sarebbe facilmente tenuto sotto controllo.

Le difficoltà che si stanno incontrando nel contenere l’epidemia in Africa occidentale sono dovute probabilmente a motivi logistici: si tratta di paesi remoti e in guerra dove Ebola ha già varcato due o tre frontiere.

Attualmente, MSF è l’unica organizzazione umanitaria a trattare le persone affette dal virus, che può uccidere fino al 90% delle persone infette. Dall’inizio dell’epidemia, a marzo, MSF ha trattato circa 470 pazienti, tra cui 215 casi confermati, in centri specializzati allestiti nella regione. Ma oggi l’organizzazione medico-umanitaria si trova in difficoltà nel rispondere all’emergenza a causa dell’alto numero di nuovi casi e località. Per questo continua l’azione di raccolta fondi avviata da MSF a inizio epidemia attraverso il proprio Fondo Emergenze. Per contribuire: http://www.msf.it/emergenzaebola, numero verde 800-99-66-55, conto corrente postale n. 87486007.

“Abbiamo raggiunto il nostro limite” dichiara Janssens di MSF. “Nonostante le risorse umane e le attrezzature dislocate da MSF nei tre paesi colpiti, non siamo più in grado di inviare équipe nelle nuove località colpite dall’epidemia.”

La portata attuale dell’epidemia non ha precedenti in termini di distribuzione geografica, persone colpite e decessi. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci sono stati 528 casi e 337 decessi dall’inizio dell’epidemia.

È la prima volta che in questa regione si diffonde l’ebola: le comunità locali hanno ancora paura della malattia e guardano le strutture sanitarie con sospetto. Nel frattempo, per una scarsa conoscenza sulla diffusione della malattia, le persone continuano a partecipare a funerali dove non vengono attuate misure di controllo dell’infezione.

Nonostante la presenza di una serie di organizzazioni che lavorano per sensibilizzare sulla malattia, le loro attività non sono ancora riuscite a ridurre l’ansia diffusa rispetto all’ebola.

Allo stesso tempo, la società civile e le autorità politiche e religiose non riconoscono la portata dell’epidemia e sono poche le figure di spicco che promuovono la lotta contro la malattia.

“L’Organizzazione Mondiale  della Sanità, i paesi colpiti e quelli confinanti devono dispiegare le risorse necessarie per un’epidemia di questa portata” dichiara Janssen. “In particolare, deve essere messo a disposizione del personale medico qualificato, devono essere organizzate formazioni su come trattare l’ebola, e occorre incrementare l’attività di sensibilizzazione della popolazione e di monitoraggio dei contatti con persone infette. L’ebola non è più una questione di salute pubblica limitata alla Guinea: sta interessando tutta l’Africa occidentale.”

In Guinea, MSF supporta le autorità sanitarie nella fornitura di cure mediche ai pazienti di Conakry, Télimélé e Guéckédou. Sono state allestite unità di trattamento a Macenta, Kissidougou e Dabola. Le équipe di MSF stanno rispondendo alle allerte nei villaggi, aumentando le conoscenze sulla malattia nelle comunità e offrendo supporto psicologico ai pazienti e alle loro famiglie. Inoltre, MSF fornisce supporto per la sorveglianza epidemiologica.

In Sierra Leone, in collaborazione con il Ministero della Salute, un’équipe di MSF sta costruendo un centro per il trattamento dell’ebola di 50 posti letto a Kailahun, che dovrebbe aprire settimana prossima. Piccole unità di cure sono state già installate a Koidu e Daru, e una terza aprirà presto a Buedu. MSF ha anche fornito materiali al Ministero della Salute per aiutare la costruzione di altri centri di trattamento.

In Liberia, un’équipe di MSF ha installato un’unità per il trattamento a Foya (nel nord) e un’altra al JFK Hospital a Monrovia nelle ultime settimane. Inoltre, MSF ha organizzato corsi di formazione e donato attrezzature.

Attualmente MSF lavora con 300 operatori internazionali e locali in Guinea, Sierra Leone e Liberia, e ha inviato più di 40 tonnellate di attrezzature e risorse per aiutare a combattere l’epidemia.



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