La sua famiglia e le persone che erano state più in stretto contatto con l’uomo sono stati messi in quarantena, anche se sembra che finora non abbiano riscontrato sintomi del virus. Il New York Times precisa che il paziente era curato con un farmaco sperimentale, il brincidofovir, approvato per le emergenze dalla Food and Drug Administration Usa.
Per prevenire il contagio, in 5 dei maggiori aeroporti statunitensi verrà misurata la temperatura (la febbre è uno dei principali sintomi dell’Ebola) a tutti i passeggeri provenienti dai paesi a rischio dell’Africa Occidentale. I passeggeri dovranno anche rispondere ad un questionario. La misura preventiva entrerà in vigore già il prossimo week-end; gli aeroporti che la applicheranno sono: John F. Kennedy International di New York, l’O’Hare International di Chicago, l’Hartsfield-Jackson International e il Newark Liberty International.
La situazione in Spagna non è meno tesa. Un’altra infermiera è stata infatti ricoverata al Carlos III di Madrid, perché presentava i sintomi del virus. La donna lavorava nella stessa equipe medica africana della prima collega che si è ammalata, e riportava sintomi febbrili: non si è ancora sicuri che sia affetta da Ebola, ma intanto è stata messa in isolamento. Il premier Rajoy cerca di rassicurare la nazione, spiegando che “supereremo questo momento. Dobbiamo aver fiducia nella Sanità. Il virus non si trasmette molto facilmente. Il governo agirà in maniera totalmente trasparente e fornirà puntualmente tutte le informazioni di cui dispone. Abbiamo creato un comitato di supervisione che assicurerà il coordinamento tra Ministero della Salute, i servizi della Sanità di Madrid e le autorità sanitarie dell’Unione Europea”.
Anche l’Oms tenta di rassicurare la Comunità Internazionale sul rischio di contagio: “Casi sporadici di Ebola in Europa sono inevitabili, visti i viaggi verso i Paesi colpiti, ma il rischio di diffusione del virus è evitabile ed estremamente basso”.
Per quanto concerne l’Italia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin asserisce che “il nostro Paese non vive una situazione d’emergenza Ebola. Anche perché il virus con un sistema sanitario ed igienico come il nostro si trasmette molto difficilmente. La maggiore preoccupazione deriva da quei casi che potrebbero verificarsi come successo negli Usa o il fatto di dover portare in sicurezza nel nostro Paese operatori senza che questo crei un allarme non giustificato”.
Tutti i principali organismi internazionali, Ue compresa, tendono quindi a rassicurare le persone, sostenendo che il rischio di contagio è molto basso, specie in Europa. Ma i casi registrati ci sono, e creano inevitabilmente ansia e preoccupazione.