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Ebook, ma gli editori danneggiano la società o solo sé stessi?

Creato il 04 febbraio 2012 da Fant @fantasyitaliano

Il principale segno della paura dilagante che l’ebook crea – in una società arretrata ed in mano a gruppi di potere da far sfigurare la Nerv come quella italiana – è riscontrabile nelle numerosi tentativi di sabotaggio, mascherati da richieste d’aiuto per “la povera editoria in pericolo”. Il vittimismo è sempre la migliore arma a cui ricorrere quando si tratta di difendere privilegi acquisiti nel tempo; in questi giorni lo vediamo in ogni settore della società. Così, dopo nemmeno due giorni dalla bocciatura della Legge Fava, che avrebbe previsto pensanti censure preventive dei contenuti postati sul web, ecco ritornare uno dei ritornelli più in voga di sempre quando si tratta di editoria digitale.

Privilegi: Non me li sono guadagnati, non so che farci, ma se me li toccano faccio il diavolo a quattro!

A volte rimango stupito dell’idiozia di certi articoli che danno seguito a sparate che è possibile definire “miopi” solo nel migliore dei casi (e no, non è questo il migliore dei casi… non lo è nemmeno lontanamente).

Come se non bastasse, ultimamente ci si è messo Franzen, noto self-promoter americano con l’hobby della scrittura. Sorvoliamo però sulle sue argomentazioni, che rientrano nel limbo delle stronzate, ovvero in quell’abisso di oscurantismo e fango da cui è impossibile emergere incolumi. E veniamo alla vera notizia che in queste ore sta facendo impunemente il giro del web. Ieri l’AIE (no, non è una interiezione di dolore, ma l’associazione italiana editori), ha fatto la sua parte nella lotta alla diffusione dell’ebook – bella grossa e fumante, si direbbe – affermando che “La pirateria sta mettendo a rischio il mercato nascente degli ebook in Italia”. Conoscendoli, già mi immagino come la combatteranno… Vediamo… qualcosa di simile all’armata Brancaleone dovrebbe rendere bene l’idea, ma con più potere, perfidia e negligenza e qualche legge fetenzia ad hoc.

Avanti editori, in fila longobarda lungo lo cavalcone!

Il presunto -e spacciato per dimostrato – legame tra edizione digitale di un libro e quella piratata è roba buona per prendere in giro solo chi non è nemmeno in grado  di accendere un computer. Chiunque sia provvisto di un minimo di senso della realtà è cosciente che su internet è possibile trovare la versione piratata di qualsiasi libro, cartaceo e non. E solo – piccolo particolare – che mettendo a disposizione anche una copia legale, l’utente può scegliere (vedi tu che innovazione, grazie editori!) se piratarlo o meno, mentre se l’ebook legale non è disponibile, finirà sicuramente per scaricarlo illegalmente.

Ma dico, è così difficile da comprendere?

No, infatti.

Il futuro dell’editoria passa per l’ebook, piratato o meno.

Le argomentazioni di cui sopra rientrano a pieno titolo in quell’attacco che uno studioso come Lawrence Lessing aveva già descritto anni fa nella sua opera Cultura Libera:

Per combattere la “pirateria,” per tutelare la “proprietà”, i produttori di contenuti hanno dichiarato una guerra. L’attività di lobbying e il contributo di numerose campagne ora vi hanno trascinato anche il governo. Come ogni guerra, anche questa produrrà danni diretti e collaterali. Come in ogni guerra proibizionista, sarà la maggior parte di noi a subire tali danni.

Perché allora questo nuovo attacco?

Il mercato ebook, che secondo le stime più caute (vedi quelle di Antonio Tombolini) si attesta intorno allo 0,3% del mercato totale dei libri trade, sembra dare i primi segnali di crescita rilevante (o preoccupante, dipende dalla prospettiva di chi guarda, vedi AIE).

Sempre a proposito di prezzo, Marco Ghezzi, fondatore di Bookrepubblic, dà cifre anche più ottimistiche, 700.000 download ad un prezzo di 8-9 euro, per un mercato totale di 8 milioni di euro. Se consideriamo che le politiche del prezzo non potranno che migliorare seppur lentamente, complice la forte concorrenza, la legge sugli sconti del libro, l’arrivo di Amazon sul mercato italiano – anche se non dovessero arrivare impennate repentine – i 700.000 download potrebbero raddoppiare in breve tempo.

L’unica soluzione alla pirateria, che l’AIE, almeno a parole, dice di volere combattere, è allora l’abbassamento del costo degli ebook (8-9 euro sono ancora troppi). Una misura tranquillamente attuabile nella pratica. Dato che il costo di produzione è sensibilmente inferiore a quello di un libro tradizionale e quasi nullo nel caso di un libro che comunque dovrebbe andare in stampa, gli editori potrebbero scegliere, anche domani mattina, di abbattere il prezzo. Questo, insieme a scelte sensate e all’adozione di social DRM, basterebbe a limitare, se non ad eliminare, il danno che la pirateria arreca all’editoria. A conti fatti, sarebbe più giusto dire il danno che l’editoria arreca a se stessa attraverso la pirateria.

Ed invece di parlare di cose serie e delle poche mosse sagge che è possibile intraprendere contro lo strapotere di Amazon, che di qui a poco, grazie al formato proprietario (MOBI) potrebbe scegliere chi legge cosa e cosa non legge nessuno, si continua a parlare di pirateria con il vero obbiettivo di bloccare la diffusione dell’ebook.

Per avere una idea di quanto sia diffusa l’equazione ebook=pirateria, vedere l’articolo di oggi su La Stampa:

In un certo senso, lo avevamo argomentato tempo fa, quella che viene chiamata pirateria è un fattore di sistema correlato con la natura stessa dei beni digitali. Quindi nel breve periodo continua ad essere legittimo (anche se forse di retroguardia) immaginare una difesa tattica contro la duplicazione dei libri digitali.

Bah…

Ciliegina sulla torta, l’AIE ha pubblicato la classifica di 25 best seller, specificando, per ciascun titolo, se fosse disponibile o meno l’edizione piratata e quella legale.  Ebbene, su 25 titoli, 17 sono disponibile in ebook; ma la cosa davvero spassosa è che in diversi casi, ovvero quello dei libri di Martin George R. (4 in classifica) ed in altri 2 casi (Il quaderno di Maya, Il Bacio Oscuro), anche senza l’edizione ebook, è reperibile una versione pirata. Dunque, almeno un quarto del totale viene sicuramente piratato a prescindere dall’edizione digitale, mentre solo un quarto non viene piratato per nulla. Strano a dirsi, ma i due insiemi (libri non disponibili in ebook e libri non piratati) non coincidono quasi mai. Dunque, affermare che  l’edizione digitale abbia un rapporto di qualche tipo con la pirateria è, semplicemente, una cazzata anche secondo i dati che la stessa AIE ha avuto la bontà di fornire.

L’ufficio antipirateria AIE ha fatto una ricerca, trovando versioni pirata di 19 di questi libri (76%). Questo “tasso di pirateria” non cambia tra i libri per cui esiste una versione legale (si trova quella pirata in 13 casi su 17: 76,5%) e quelli per cui non esiste (6 su 8: 75%).

Non contento, sono poi andato a considerare i libri che non vengono piratati:  in sostanza, la classifica oltre a non dimostrare che esista un legame tra la versione digitale di un libro e quella pirata, prova l’esatto opposto! Gli unici libri a non essere stati resi disponibili in digitale dalle case editrici e dei quali non è reperibile una edizione piratata, sono quelli contenenti molte immagini, notoriamente fastidiose da leggere in un formato che non sia il Pdf ed in un dispositivo che non sia lo schermo del pc.

Fin qui nullo di nuovo sotto il sole: le case editrici  sostengono cose che non stanno né in cielo né in terra allo scopo di ottenere qualche vantaggio nel breve termine e fallire in quello lungo, sono smentite dalla loro stessa associazione di categoria che però, contemporaneamente, porta avanti della campagne assolutamente strumentali e che contraddicono gli stessi dati che l’AIE fornisce.

Ma non è finita qui…

Non convinto che un libro come Nebbia Rossa di Patricia Cornwell non fosse disponibile su Emule (cosa che risultava dai dati della AIE), ho chiesto ad un amico anonimo di un amico anonimo (ché mai le mie mani si macchino di un simile crimine contro natura!), di andare a cercare su Emule il suddetto tomo…

Ebbene, era disponibile.

Incuriosito dal fenomeno, ho chiesto di cercare anche altri libri che, sempre secondo la classifica, non erano stati piratati. Insomma, è uscito fuori che questi non sono stati buoni neanche a cercare i libri piratati su Emule. Se moltiplichiamo la cosa per i “19 mila titoli disponibili in Italia in versione ebook, e 15 mila che esistono anche in versione pirata”, se ne ottiene un quadro veramente scoraggiante circa la pirateria.

Per citare Franzen: ma gli editori, intralciando la diffusione degli ebook, danneggiano la società o solo sé stessi?


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