Ebook vs. Status quo

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

In un bell’articolo sul Corriere della Sera, lo scrittore Vincenzo Latronico ha affrontato il più attuale dei taboo editoriali, confessando di scaricare in maniera pirata dalla rete molti degli ebook che legge.
L’argomento è controverso, complesso, pieno di sfaccettature e di nodi da sciogliere, e certo destinato ad allargarsi anche a molti altri campi della nostra vita sempre più digitalizzata.

Come ho più volte raccontato su questo blog, io, al contrario di Latronico, da quando ho un Kindle ho aumentato in maniera esponenziale i miei acquisti legali di romanzi e saggi. La comodità di trovarmi tutto a portata di mano, a un prezzo ridotto rispetto a quello a cui ero abituato, e di usufruire dei benefici del web continuando però ad avere pieno rispetto per la scrittura retribuita e per le persone che ancora investono in essa hanno compiuto in me quel miracolo che la Itunes, per esempio, non era riuscito a compiere con la musica visto che – mea maxima culpa – dall’avvento del download illegale ho praticamente ridotto a zero i miei prima abbondantissimi acquisti di dischi.
Anche se, lo giuro, ho intenzione di smettere pure con gli mp3, soprattutto grazie a una semplice ma efficacissima intervista televisiva a Tiziano Ferro il quale faceva notare come dodici euro non siano poi molti, per un bel cd, confrontati alla valanga di denaro speso in inutili ricariche del telefonino, o vestiti made in china che ti si sciolgono addosso dopo averli lavati due volte.

Gli editori italiani, specie quelli grossi e padroni del mercato, però, sembrano ancora avere una paura fottuta della pirateria, e non si rendono conto che, paradossalmente, con la loro prudenza aiutano in qualche modo il diffondersi dell’illegalità.

Affamato di libri da poter leggere in formato elettronico senza dovermi preoccuparmi di trovare lo spazio per conservarli a casa, negli ultimi 40 giorni avrei voluto acquistare molti più titoli di quelli che ho effettivamente comprato. Ma il mio limitarmi non è stato una conseguenza della tipica tirchieria del ligure o della pirateria informatica, quanto del fatto che, con politiche e strategie poco comprensibili, gli editori italiani stanno ancora offrendo un catalogo ebook assai limitato, sia per le novità che per i classici.

Einaudi, tanto per fare un esempio, ha riversato in ebook il bestseller della Littizzetto e la nuovissima Alessandra Sarchi, ma non l’ultimo di Domenico Starnone, “Autobiografia erotica di Aristide Gambia”, uscito più o meno nello stesso periodo.
Da fanatico di Philip Roth, avrei gradito comprare anche “Lamento di Portnoy”, ma persino questo caposaldo della scrittura statunitense manca in un catalogo digitale che include, invece, altri suoi titoli meno importanti.
Mi sarebbe poi piaciuto colmare alcune mie lacune leggendo a prezzo e spazio ridotto Pier Paolo Pasolini, ma di tutta la sua bibliografia solo gli “Scritti corsari” sono disponibili in formato epub.
E, incuriosito dagli strilli a caratteri cubitali con cui Baldini e Castoldi Dalai sta lanciando l’esordiente Davide Enia (bravissimo, a giudicare dalla vendita dei diritti internazionali), ero pronto a spendere i miei bei 10-11 euro per capire di cosa si trattasse ma anche qui, ahimé, il mio desiderio è rimasto castrato dall’assenza del titolo sul catalogo Amazon.

Certo è solo questione di tempo, prima o poi arriverà tutto, perché proprio come ricorda Latronico citando a sua volta Nanni Balestrini, «Il libro è un accidente storico della letteratura: la quale esisteva prima ed esisterà dopo». Ma resta il fatto che fa un po’ arrabbiare questa ritrosia tutta italiana, questo cercare di mantenere il più possibile lo status quo. Questo assurdo pensare che, andando avanti, ci ritroveremo tutti più indietro.


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