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Creato il 27 ottobre 2015 da Gaia

Ultimamente ho visto parecchi documentari sulla pesca. Tutti dicono la stessa cosa: stiamo pescando troppo, stiamo distruggendo il mare, stiamo uccidendo e ributtando in acqua tutto quello che non è abbastanza conveniente vendere. Alcuni chiamano la pesca moderna per quello che è: una guerra contro i pesci, condotta con la ferocia, la tecnologia e la freddezza che gli imperi più avanzati impiegano per eliminare i propri nemici. A parte Sea the truth, nessuno di questi documentari tratta i pesci come essere viventi e soprattutto senzienti, parte di un ecosistema complesso e immenso che ha diritto di esistere indipendentemente dai nostri calcoli su quanto pesce ci va di mangiare – no, i pesci sono risorse da sfruttare, al massimo, con un po’ di attenzione perché non finiscano. Una scena agghiacciante nella recente puntata di Presa Diretta dedicata al tema mostra turisti entusiasti alla festa del tonno a Carloforte (si divertono soprattutto i tonni) che fanno foto estasiati mentre i pescatori massacrano i grossi pesci intrappolati in una rete e il mare si riempie di sangue. Non vedo l’ora che qualcuno si lamenti dei cinesi che mangiano i cani per raccontargli questa cosa.

Per quanto mi riguarda, sono giunta alla decisione di non mangiare più pesce o altri animali acquatici a meno di non poter parlare con la persona che li ha pescati ed essere soddisfatta delle sue risposte.

Spero di aver convinto almeno alcuni di voi a leggere Se niente importa di Jonathan Safran Foer. Spero anche di potervi parlare presto della mia personale reazione a quel libro, al di là di quanto ho già scritto. Si tratta di un progetto lungo ed è cominciato da poco.

Segnalo anche questo articolo secondo cui per la fauna selvatica è meglio un disastro nucleare che dover convivere con l’uomo. La prova è Chernobyl.

Infine, il 13 novembre è il World Vasectomy Day – o Giornata Mondiale della Vasectomia. Sono molto contenta di questa iniziativa, anche perché si basa sulla premessa che la pianificazione familiare e la procreazione responsabile non sono un affare esclusivamente femminile. È giusto che anche gli uomini facciano la loro parte (ovviamente, nessuno dice che l’unica forma di contraccezione debba essere questa, ma che più possibilità di scelta ci sono meglio è). Ultimamente ho avuto delle dimostrazioni da parte di ragazzi molto giovani di questo paese, ragazze comprese, di un maschilismo spaventoso. Volevo scriverne nei dettagli, ma a che serve? Probabilmente se mi leggete siete in gran parte abbastanza della mia idea. Non so che fare. Finora l’unica cosa che mi è venuta in mente è rincorrerli uno per uno in giro e provare a spiegare. Prevedo come risultato un fuggi fuggi generale quando arrivo.


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