Sarei curioso di sapere quale rischio corra Moretti che in un anno guadagna come mille ferrovieri e che non ha pagato neanche per l’orrendo rogo di Viareggio, né per i disservizi cronici del trasporto pendolari, meglio sarebbe dire delle tradotte, né per aver avuto altro obiettivo che la cosiddetta alta velocità, sacrificandole ogni altra cosa, nè per i viaggiatori abbandonati nella neve o per il record di un mese e mezzo per tirar su un locomotore deragliato. Forse di venire messo alla porta con qualche milionata di liquidazione? Non lo augurerei al peggior nemico e di certo è un rischio così serio che va ricompensato adeguatamente. Ma andando oltre questa retorica che ormai ha il sapore delle sostanze emetiche, c’è da dire che le ferrovie sono un servizio di trasporto universale e non solo mercato, che peraltro nei trasporti su ferro è del tutto marginale. C’è da dire che – nel mercato -gli stipendi astronomici dei manager e quelli sempre più grami di chi lavora – sono ormai una vergogna per la civiltà. C’è da dire che molti manager sono solo ragionieri ben vestiti che campano del lavoro o dei licenziamenti altrui senza inventarsi proprio nulla. Ma questa volta lo stellone d’Italia ci viene incontro: il bravo manager Moretti che ha sempre lavorato nel pubblico e col culo a caldo, lo abbiamo già, quindi non abbiamo bisogno di pagarlo più di tanto.
Oh certo potrebbe andarsene, magari a Rawalpindi, dove l’efficienza e la pulizia dei treni adotta lo standard Moretti, ma probabilmente cari manager di stato, arrivati al vertice grazie alla politica, ve ne rimarrete belli tranquilli al vostro posto, perché tanto non vi si piglia nessuno se non a fare le belle statuine in qualche Cda come compenso di opachi silenzi. O pretendereste che facessimo una colletta per la paura di privarci delle vostre eccezionali incapacità? Ma su, non scherziamo.