Ecco come avvelenano il tratturo Foggia-Incoronata (Video)

Creato il 04 ottobre 2011 da Radicalelibero

Il cartello 'intimidatorio' del Comune di Foggia (St)

Foggia – ORE 17.35 di venerdì 30 settembre, tratturo Foggia-Incoronata. Un furgone rosso, marca ford, si avvicina rapidamente all’imbocco del tratturo. Fa caldo e la zona è periferica. Campi, cantieri e un affaccio sulla statale. Non c’è nessuno. Soltanto qualche sporadico ciclista bazzica la zona. Nell’arco di un’ora ne transitano un paio. Ed un altro paio di volenterosi sfidano il sole per tonificare i polpacci praticando footing.
L’UOMO CON IL CAPPELLO - Dal furgone scende un uomo. Giovane, apparentemente italiano. Con tutta probabilità è un operaio, impiegato nelle tante aree cantierali che puntellano questa zona. Qui al Cep, nell’ultimo lembo di Foggia che guarda verso la Lucania, estrema periferia Sud, i cuori di amministratori e costruttori battono all’unisono. Uno sguardo grandangolare permettere di cogliere, ad occhio, una quindicina di gru. 15 gru significa, dunque, 15 cantieri. 15 cantieri, tonnellate di materiale di risulta da smaltire. L’uomo ha in testa un cappello con visiera, messo a rovescio. Scende dal furgone, si guarda intorno, rapida osservazione. Fa il giro del mezzo, apre il portellone posteriore e ne preleva buste e secchi. Uno per uno, in maniera certosina, ne svuota il contenuto in terra. Movimenti rapidi ma rilassati, come si sentisse protetto da un anonimato inquietante. Quel che getta non fa rumore. E’ cemento, cacetruzzo di risulta. Ci sono anche dei mattoni, per la verità, tozzetti di foratini.
CARTELLO - Neppure 10 metri distante, un cartello del Comune di Foggia, intima minaccioso, evidentemente non abbastanza: “Divieto di scarico”. Di cosa? Di tutto. Ne abbiamo più volte riso, del cartello, dalle colonne di Stato: “E’ vietato l’abbandono di rifiuti di qualsiasi genere”, si legge. Promette sanzioni per “i trasgressori” e “anonimato” per coloro i quali, con una chiamata agli Uffici della Polizia Municipale, segnalassero ai Vigili “informazioni utili alla identificazione”. Eppure, basta inoltrarsi appena nel tratturo, fra l’erba arsa dagli incendi di questa estate, per ritrovare ogni tipologia di rifiuto. Addirittura, protetto da una vera e propria trincea di spazzatura, che limita la demarcazione fra la zona ciclo-pedonale ed i campi di grano limitrofi, c’è un traliccio della luce, verosimilmente alto 6-7 metri, divelto e scaricato come un bustina qualsiasi. Per non parlare delle guaine dei fili di rama asportati dalle campagne del Tavoliere. Sono tutti in zona, a un tiro di schioppo dal cantiere della ridondante “Cittadella dello sport” che, nell’arco di qualche anno, cementerà quel che resta del pantano originariamente facente parte della domus solaciorum di Carminiano dell’imperatore svevo Federico II.
LEGGE – La legge è, in teoria, molto rigida con quanti violano le disposizioni in materia di smaltimento di rifiuti da cantiere. L’indirizzo generale, fissato nel lontano 1997 da un provvedimento firmato Ronchi (D.L. 5/02/97 abrogato dall’art. 264, c. 1, lett. i del d.Lgs n. 152 del 3 aprile 2006 che ne ricalca le linee), stabilisce la preponderanza del recupero del materiale di scarto. Ovvero, il loro trattamento e la reimmissione sul mercato. In realtà, da quell’anno sono stati molti i perfezionamenti e gli adattamenti. Tutti volti a dare certezza al cittadino. In realtà, facilmente eludibili in assenza di controllo. I dintorni di Foggia, con la loro ampiezza, si prestano naturalmente allo smaltimento illegale. Amche se le ditte costruttrici, dal Natale dell’anno scorso, sono tenute a possedere un rigoroso registro del carico e scarico, sui cui annotare entro dieci giorni le caratteristiche quantitative e qualitative dei rifiuti e che dovrebbero consentire di indivisuare, in maniera incontrovertibile, la tracciabilità del materiale, dal suo approdo nel recinto, sino allo smaltimento. Questo registro, che deve contenere “le informazioni qualitative e quantitative” dle prodotto divenuto “rifiuto”, è a disposizione degli organi di controllo e annota anche la destinazione di smaltimento dello stesso. Minore, chiaramente, è la quantità di rifiuto smaltito in discarica attraverso le vie “ufficiali”, maggiore il risparmio. E l’unico modo per risparmiare, è smaltire illegalmente, dribblando i controlli e conferendo al destinatario finale soltanto una parte del rifiuto generale. Violare le norme di tracciabilità significa incorrere in sanzioni pecuniare che vanno dai 2600 ai 15.500 auro. Violarle ripetutamente, significa moltiplicare queste cifre per decine di volte.
IL VIDEO - Noi di Stato, siamo venuti in possesso di un video in cui si vede l’uomo gettare il contenuto di un secchio in corrispondenza dell’inizio del tratturo. Avendo ricevuto coordinate temporali e logistiche, proviamo a capire fino a che punto la Polizia Municipale sia disposta ad accettare le “informazioni utili”. Telefoniamo al numero indicato sul cartello. Sono passete al massimo un paio d’ore dalla segnalazione. Un operatore svogliato annuisce mentre raccontiamo la storia. Gli parliamo del cartello, della garanzia d’anonimato (ma forniamo un nome, comunque) che hanno promesso al cittadino. Lui elude la nostra affermazione e ci dice, chiaramente, che senza firma dell’esposto loro non possono far nulla. Ripetiamo ancora di avere le informazioni, gli diamo il numero di targa che non sappiamo se annota. Basterebbe un controllo per risalire al mezzo. Proviamo anche a fare un giro dei cantieri della zona, ma del ‘furgone rosso’ nessuna traccia. E pensare che c’è chi lo chiama ‘sviluppo’.


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da Stato Quotidiano, 3 ottobre 2011

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