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Ecco come i giudici assolvono i vandali graffitari imbrattatori. Siamo venuti in possesso di una sentenza emblematica

Creato il 20 novembre 2015 da Romafaschifo
Ecco come i giudici assolvono i vandali graffitari imbrattatori. Siamo
venuti in possesso di una sentenza emblematicaEcco come i giudici assolvono i vandali graffitari imbrattatori. Siamo
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Insomma questo presunto lurido e squallido vandalo nato purtroppo a Roma 23 anni fa si firmava Acid, le sue scritte Acid erano state accertate dalla Polizia Ferroviaria essere riferibili a lui, lo avevano perquisito e avevano trovato materiale inequivocabile dentro al suo telefonino e a casa non solo i blocchi con le prove per scrivere Acid, ma anche una scritta di prova sulle pareti del tinello. Come se non bastasse il presunto ma innocente maledetto imbrattatore seriale aveva una pagina Facebook riferita a tutta questa attività vandalica sui treni, da lui gestita e intitolata "Acid Arcor", ovvero con lo stesso nome delle tag utilizzate per devastare i treni dei pendolari. C'erano poi delle prove testimoniali confidenziali.

Tutto questo non è bastato per ritenere il personaggio in questione colpevole degli imbrattamenti. La cosa non è "sufficientemente provata". E l'imputato è stato assolto per insufficienza di prove. 

Leggetevi bene la sentenza perché fa soltanto rabbia. E di un po' di rabbia abbiamo bisogno. I giudici, intendiamoci, semplicemente applicano le leggi. Anche se talvolta le interpretano. Sta di fatto che su questo settore le leggi vanno radicalmente aggiornate. Questa sentenza è solo una delle mille e non è la più assurda, credeteci.

L'Italia è rimasto l'ultimo paese totalmente sotto scacco dei vandali. Centinaia di milioni di euro di danni ogni anno dilapidati sull'altare di questa "libertà di espressione" garantita a viglicchi e criminali. Perché?
PS. Se l'imputato era innocente e se la pagina Facebook "Acid Arcor" non era altro che un semplice indizio, perché la stessa pagina è stata cancellata? Speriamo che almeno il vigliacco si sia preso paura...

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