E la sinistra plaudiva ed esaltava quel femminismo così rabbioso ed esaltante per le giovani donne dell’epoca, ora cinquantenni e sessantenni, mamme e nonne il cui orgoglio femminile è stato smussato dal tempo e dalla vita reale, fatta di mariti, nipoti e figli, pensioni e vacanze. Eppure molte di loro – paradossalmente – oggi sono di nuovo in piazza, spinte da chissà quale impulso conservatore e bacchettone, per protestare contro quello a favore del quale protestavano quando erano giovincelle. Il corpo è nostro, ma ce lo gestisce la giustizia, pare urlino oggi. Il corpo non è una merce da vendere e da scambiare. La donna non è un oggetto vestito in modo succinto per il piacere maschile. Anzi, per essere precisi – come ho scritto nel mio post «Quando il peccato di mutanda è strumentalizzato politicamente» – per un solo e unico piacere maschile.
Strano, vero? Il femminismo è diventato bacchettone, puritano e conservatore. Ma a fasi alterne e un po’ come gli conviene. Naturalmente non ci sono le femministe storiche, le eroine del giurassico anni ‘70. Quelle stanno a casa, schifate davanti al tristo spettacolo del neofemminismo d’accatto e politicamente guidato (leggi l’articolo «Caso Ruby: quando le femministe snobbano ‘Ora basta!’ di Concita de Gregorio»). Del resto, che senso ha aver lottato per le tette al vento, se ora il femminismo le rivuole coperte e nascoste per un falso pudore moralista? Che senso ha aver lottato per una donna che può disporre del proprio corpo come meglio crede, fino a farci (legalmente) i soldi, se poi qualcuno oggi rimbrotta le ragazze che per qualche migliaio di euro si fanno palpare dal vecchio di turno? Questo è moralismo con forti venature di ipocrisia, teleguidato politicamente e pure giudiziariamente. Non ha nulla a che vedere con il genuino femminismo che si scontrava effettivamente con un mondo chiuso e maschilista che ancora all’epoca regolava il delitto d’onore. Né ha nulla a che vedere con il senso della decenza e del rispetto della donna, davanti a un mondo che moralmente è in fase decadente.
Siamo seri e onesti con noi stessi! La manifestazione di oggi è solo una patetica controfigura dei movimenti femministi passati. È solo il burattino in mano ai burattinai politici che sfruttano le masse delle «indignate» per ottenere gratuito consenso e magari rivoltare il dato elettorale del 2008. E molte donne che ci sono dentro sono donne di successo, piene di soldi, piene di soddisfazioni. Donne che con le difficoltà femminili quotidiane hanno poco a che spartire, avendo ottenuto quasi tutto dalla vita. E forse qualcuna di loro proprio nel mondo e nel modo che oggi criticano.
Ma la cosa che veramente lascia perplessi è la fase alternata del femminismo del ventunesimo secolo in salsa antiberlusconiana. Criticano le tette al vento e i culi femminili in ogni pagina di giornale o reclame televisiva, ma poi difendono i burqa, perché simbolo di una scelta religiosa cosciente, omettendo che è invero il simbolo dell’assoggettamento della femmina al maschio in nome della fede. Inveiscono contro i sederi negli spettacoli televisivi, e poi lo utilizzano per reclamare un noto giornale di sinistra. Parlano di libertà sessuale, matrimoni gay e difendono la libera scelta sessuale delle persone, e poi s’indignano con un vecchio che amoreggia con una ventenne. Insomma, questo di oggi è un femminismo sclerotico e usurpatore, in cui non domina la morale coerente che affonda le proprie radici su convinzioni culturali e storiche, bensì la falsa morale puritana e ipocrita della faziosità politica strumentalizzante. È un femminismo – come ho scritto – d’accatto che lascia indifferenti la gran parte delle donne e degli uomini che hanno la testa sulle spalle, la cui indignazione piuttosto si rivolge proprio contro coloro che oggi si ritengono falsamente e strumentalmente indignati.
Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235
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Tags: berlusconi, Concita De Gregorio, femminismo, femminista, ipocrisia morale, manifestazione 13 febbraio, mondo femminile, moralismo, ruby, unità Potrebbero interessarti anche:-
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