Oggi 13 gennaio L’Inps, l’Istat e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno presentato il secondo Rapporto sulla Coesione sociale.
Riporto il quadro socio-demografico che fa da contorno ai vari temi che finora ho trattato nel blog. Molte notizie si presumevano , ora sono certe.
Al 1° gennaio 2011 sono 60 milioni e 626mila i residenti in Italia, 286mila in più dell’anno
precedente. L’incremento della popolazione è dovuto al saldo attivo del movimento migratorio con
l’estero (+6,3 per mille), che compensa l’effetto negativo del saldo naturale. Il saldo complessivo è
del +4,7 per mille.
Gli stranieri residenti nel nostro Paese sono 4 milioni e 570 mila (+335 mila rispetto all’anno
precedente) e costituiscono circa l’8% della popolazione. Le cittadinanze straniere maggiormente
rappresentate (sempre al 1° gennaio 2011) sono quella romena (969 mila residenti), la comunità
albanese (483 mila residenti) e quella marocchina (452 mila residenti).
Nel 2010 sono stati iscritti in Anagrafe circa 562 mila nati. Un bambino su quattro (25,4%) è nato al
di fuori del matrimonio, il doppio di quanti erano dieci anni prima.
Ogni 100 nati iscritti in Anagrafe nel 2009, 18 hanno almeno un genitore straniero; di questi, 14
hanno i genitori entrambi stranieri.
Il numero medio di figli per donna si attesta a 1,41, con valori pari a 2,23 per le donne straniere e a 1,31 per quelle italiane.
In Italia sono stati celebrati circa 231 mila matrimoni (anno 2009), 16 mila in meno rispetto all’anno precedente; si conferma quindi il trend discendente degli ultimi anni. Crescono, invece, i matrimoni celebrati con rito civile, i quali sono ormai più di un terzo del totale (37,2%), triplicati rispetto al 1980.
Ci si sposa di meno e sempre più tardi: l’età media al primo matrimonio è di 33,1 anni per gli uomini e di 30,1 anni per le donne (anno 2009), con uno spostamento in avanti di circa 6 anni rispetto al 1980.
Nel 2009 le separazioni legali sono state circa 86 mila (+2,1% rispetto a un anno prima) e i divorzi 54 mila (+0,2%). L’instabilità coniugale è in continua crescita: nel 1980 ogni 1.000 matrimoni si registravano 91 separazioni e 37 divorzi, nel 2009 se ne contano rispettivamente 373 e 236.
Continua ad aumentare anche l’aspettativa di vita della popolazione italiana, pari a 79,2 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne, con un guadagno rispettivamente di circa nove e sette anni in confronto a trent’anni prima. Il trend è crescente anche per le persone in età avanzata: un uomo di 65 anni può aspettarsi di vivere altri 18,4 anni e una donna altri 21,4 anni, un ottantenne altri 8,4 e una ottantenne 10,1 anni. A livello territoriale, l’area del Paese più longeva è quella del Centro nord.
I bassi livelli di fecondità, congiuntamente al notevole aumento della sopravvivenza, rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo. Al 1 gennaio 2011 si registrano 144,5 anziani ogni 100 giovani. E’ un trend destinato a crescere: secondo le previsioni attuali, nel 2050 ci saranno 256 anziani ogni 100 giovani.
L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione fino a 14 anni) è passato da 111,6 nel 1995 a 144,5 nel 2011. Questa tendenza proseguirà anche nei prossimi anni: secondo le stime, l’indice sarà pari a 205,3 nel 2030, a 256,3 nel 2050. Il Sud (Isole escluse) si conferma l’area territoriale più giovane del Paese: l’indice di vecchiaia è pari a 119,3,rispetto a 158,5 del Nord-ovest e 160,4 del Centro.