Nel film L’amica di mia madre avevamo lasciato il giovane e imbranato Billy a smaniare d’amore ( e di sesso) per la bella Andrea, che gli aveva concesso qualche piccolissima consolazione ma mai il “fattaccio”.
Il giovane alla fine si era fatto consolare dalla bella Barbara con somma soddisfazione di entrambi.
Così adesso troviamo Billy, più allupato che mai, in Africa sempre alle costole di Andrea; le cose però si complicano perchè a trovare Andrea arriva il fidanzato di quest’ultima, Bobby.
Nadia Cassini, la psicanalista Emmanuelle
Con sorpresa ( e sconcerto) di Billy, ad accompagnare Bobby c’è una bella psicanalista, la dottressa Emmanuelle, che scoperte le paturnie di Billy per il sesso, cerca di consolarlo usando il vecchio sistema biblico.
Ma alla fine Andrea, delusa dal fidanzato, si concederà a Billy.
Già dalla trama si capisce come Ecco lingua d’argento appartenga al florido filone della commedia sexy; il regista Mauro Ivaldi che aveva già diretto nel 1975 L’amica di mia madre, utilizzando come attori principali Carmen Villani (sua moglie) nel ruolo di Andrea e Roberto Cenci in quello di Billy ci riprova peggiorando se possibile ancora di più le cose.
Carmen Villani, Andrea
Il film, non potendo contare su una sceneggiatura che abbia un minimo di decenza e credibilità, viene lanciato con un titolo pecoreccio, quel Ecco lingua d’argento che sottintende una visione di un film peccaminoso e dedicato alla celebre arte della fellatio.
In realtà il film è quasi casto, fatte salve alcune scene che però rientrano nei canonici margini tollerati dalla censura; così alla fine il povero spettatore si trova a fare i conti con un film insulso e privo di qualsiasi attrazione se non quella rappresentata dalla visione dei corpi generosamente esposti di Carmen Villani e Nadia Cassini.
Degradato da dialoghi quasi demenziali e surreali, il film scivola nella noia più assoluta verso il finale annunciato, quello cioè nel quale il tristemente inespressivo Cenci riesce finalmente a godere le grazie della sua concupita Andrea/Carmen Villani.
Che dal canto suo si segnala per tre caratteristiche dominati; il cappello da cow boy che la rende simile ad una mandriana del Texas, l’abitudine di fumare un ingombrante sigaro Avana e un torace assolutamente affascinante, una delle scperte del cinema anni 70.
L’ex cantante utilizza in pratica una sola espressione, visto che quando si toglie il cappello è praticamente indistinguibile da quando lo indossa, mentre l’altra protagonista, una Nadia Cassini insolitamente bionda, mostra il meglio del suo repertorio che non è costituito certo dall’abilità recitativa, ma da un fisico assolutamente ineccepibile.
In questa triste commedia si perde anche la simpatia di Gianfranco D’Angelo, che sembra capitato sul set più per raccattare quattrini che per intima convinzione.
Un filmaccio, quindi.
Uno dei peggiori anche.
Alla fine Billy ottiene le tatno sospirate grazie di Andrea
Mauro Ivaldi sfrutta il successo di sua moglie, passata da un degno passato di cantante a quello molto meno glorioso a probabilmene più remunerativo di attrice sexy.
Il regista, che dirigerà per l’ultima volta la moglie nel ben più che mediocre L’anello matrimoniale (1979), prima di concludere la sua carriera di regista con Ragazze in affitto s.p.a. si segnala per l’assoluta mancanza di idee.
Per fortuna appenderà la macchina da presa al classico chiodo, risparmiandoci così altre imbarazzanti operazioni tipo Ecco lingua d’argento.
Che resta un film da scansarsi come un attacco di colite, a meno di non volersi male sul serio.
Ecco lingua d’argento,un film di Mauro Ivaldi. Con Carmen Villani, Roberto Cenci, Nadia Cassini, Enzo Andronico, Gianfranco D’Angelo
Commedia sexy, durata 90 min. – Italia 1976.
Carmen Villani … Andrea
Nadia Cassini … Emmanuelle
Roberto Cenci … Billy
Gianfranco D’Angelo … Bobby
Regia Mauro Ivaldi
Sceneggiatura Mauro Ivaldi, Guido Leoni
Casa di produzione Summit Film
Fotografia Gino Santini
Montaggio Carlo Reali
Musiche Alberto Baldan Bembo
Costumi Silvio Laurenzi
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I contenuti del film sono, a dispetto delle attese, ben lontani da quelli che l’immaginifico titolo può evocare. Cosa che si ripete -costantemente- nella filmografia della Villani (Lettomania, 1976; La signora ha fatto il pieno, 1977; Es Pecado… Pero me Gusta, 1978). La trama è oscurata da una serie di episodi che vorrebbero essere stuzzicanti ma che sono -prevalentemente- costituiti da dialoghi prolissi ed inconcludenti. C’è anche Nadia Cassini, in una delle sue peggiori interpretazioni… La soubrette è diretta -come spesso- dal marito.
Il seguito de L’amica di mia madre è sempre una commedia erotica di bassa lega, costruita su un canovaccio che è animato per i suoi personaggi ma noioso per lo spettatore. Cenci è il solito rampollo voglioso che dà la caccia alla bella Villani la quale, tra spacchi e scollature, concede anche un bel nudo nel deserto africano. È lei l’unico traino del film, visti i deboli apporti comici di D’Angelo e una Cassini del tutto improbabile come psichiatra freudiana.
Gli do mezzo pallino più del dovuto (ovvero uno) vista l’alta carica erotica della Villani, compensata però da una recitazione orrida. Sulla scia del pessimo L’amica di mia madre anche qui dobbiamo sorbirci le “ottime” battute del ridicolo Cenci. Non mi pronuncio sul resto del cast; trama totalmente insensata per un film davvero inutile.
Si fa fatica ad arrivare in fondo… La sceneggiatura è, se mi permettete, squallida: quando non ci vengono mostrate le grazie della Villani dobbiamo sorbirci dialoghi del calibro “me la devi dare” ripetuti come un mantra da un Cenci arrapatissimo, o delle gag su cui è meglio stendere un velo pietoso. Quando poi Cenci ricicla le battute di Milian con i santi, è la fine. D’Angelo appare poco e non fa nulla per risollevare le sorti del film. Ah, volete sapere la trama? Boh!
Anche se nella commedia erotica italiana si è visto di tutto, è difficile trovare un film così insopportabile come questa pellicoletta firmata da Mauro Ivaldi e da lui scritta con la complicità di Guido Leoni. Pensato per un pubblico di minorati, condito da dialoghi che più idioti è impossibile, infestato dalla presenza di un personaggio di rara antipatia come Roberto Cenci, il filmaccio umilia indegnamente in ruoli demenziali e che soprattutto nulla hanno di erotico, le povere Carmen e Nadia.