Concentrarsi troppo sullo scialbo 1-1 dell'Italia contro la Romania può rivelarsi fuorviante: la squadra era troppo sperimentale ed inedita per poter anche solo mettere in pratica qualche trama di gioco decente. Il ciclo di ricostruzione di Prandelli, tuttavia, procede nel migliore dei modi, ispirato su principi concreti e razionali. Il tecnico del Bel Paese, a differenza del suo predecessore, non ignora affatto le indicazioni del campionato. Giusto da questo punto di vista convocare due elementi della sorprendente Lazio (Ledesma e Mauri, senza dimenticare Floccari), il trequartista Diamanti, il tenace Balzaretti (in ruolo dove, nella Penisola come nel mondo, non abbondano le alternative) ed il promettente (anche se già una certezza) Ranocchia. Insomma, il vento è cambiato: ora in nazionale militano coloro che davvero sono meritevoli, ovvero quelli che in Serie A hanno dato sfoggio delle migliori qualità. Una vera inversione di tendenza rispetto al passato, quando alcuni giocatori, seppur impresentabili dal punto di vista della forma fisica, facevano parte delle radicate condizioni di Lippi e, di conseguenza, della selezione tricolore. Il motto di Prandelli ''Le porte dell'Italia sono aperte a tutti'' trova effettiva realizzazione sia per quanto riguarda l'età che per il passaporto. Il ct azzurro, infatti, da un lato non nasconde di puntare con decisione sui giovani (esempi lampanti sono Santon, Ranocchia e De Silvestri), dall'altro non si pone problemi nel selezionare anche calciatori alla soglia dei trent'anni o anche oltre: insomma, se il rendimento è elevato, giustamente deve prescindere dall'anagrafe. In risposta agli sciagurati estremisti che hanno umiliato nuovamente il nostro calcio, affermo che non solo nello sport, ma anche nella vita l'Italia è sempre più un Paese multi-etnico. Se ne facciano una ragione, oppure lascino questa terra che tanto denigrano con i loro insulti. Tornando all'ambito più squisitamente tecnico, già a luglio avevo anticipato che Ledesma sarebbe stato utile nel ruolo di vice-Pirlo, anche se naturalmente occorreranno delle ulteriori e più probanti conferme. Fossi in Prandelli, inoltre, non tralascerei neppure l'opportunità (e la tentazione) di convocare Maurito Zarate, che andrebbe a rimpolpare un settore avanzato già ottimo (Balotelli, Rossi, Gila, Pazzini, Quagliarella, Borriello e Cassano, se tornerà, sono elementi su cui poche nazionali possono contare, forse solo Brasile ed Argentina). Infine mi piace sottolineare l'aspetto umano del 53enne di Orzinuovi, comprensivo come un buon padre di famiglia verso coloro che sbagliano (vedi l'affaire Cassano, in pratica già perdonato) e disponibile nel fornire indicazioni e motivazioni sulle proprie scelte alla stampa. Sembrano trascorsi secoli dal Mondiale sudafricano. Ora devono tornare ad arrivare i risultati. Il tempo non manca e la classifica del girone di qualificazione agli Europei induce all'ottimismo. Una leggera ma intensa luce si intravede in fondo al tunnel del calcio nostrano.
Federico Militello