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“Ecco perché ho rifiutato una candidatura sicura” (lettera aperta di Massimiliano Salini)

Creato il 12 gennaio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Cari amici, come avrete forse letto sulla stampa locale, ho deciso di non candidarmi, né alle elezioni politiche né alle elezioni regionali, e di rimanere al mio posto per portare a termine il mandato di presidente della Provincia. Le proposte che mi sono state fatte erano ottime, dal punto di vista della sicurezza dell’esito; ma non è questo quello che cerco e che voglio.

Le motivazioni che mi hanno spinto a prendere questa decisione sono molte. E riguardano sia la mia attuale attività amministrativa, sia il problema politico e culturale che sottende alle proposte che mi sono state fatte. Da una parte, c’è l’esigenza forte e per me imprescindibile di non lasciare a metà il mio mandato. Una motivazione che fino a qualche mese fa non sembrava esserci, dal momento che il destino delle Province sembrava segnato. Ora la situazione è cambiata, le Province continueranno almeno per ora ad esistere nell’attuale forma, e quindi ho un dovere assunto di fronte a voi elettori da portare avanti.

salini corrucciato

D’altro canto, devo dire che un peso forte nella scelta che ho fatto risiede anche nella profonda debolezza culturale dell’attuale dibattito pubblico. Lo scenario politico è in grande travaglio. Ci sono novità importanti che stanno nascendo e che si stanno formando in questi mesi. Ritengo che questo sia il momento di lavorare sui contenuti, sulle proposte culturali che stanno alla base delle delicate scelte politiche di questo periodo. Io voglio lavorare perché chi ha a cuore il cambiamento del nostro paese possa avere un ambito politico serio in cui esprimersi.

Il cambiamento di cui abbiamo bisogno è quello di lasciarci alle spalle un paese che vuole conservare il passato, i privilegi, le rendite di posizione, una difesa sindacale arroccata solo su certe figure di lavoratore, un paese che ha paura della libertà di intrapresa e di iniziativa dei cittadini, privati e associazioni. Il paese che dobbiamo costruire è un paese più libero, dove i nostri figli possano giocare con creatività e spirito di iniziativa le proprie passioni, dove l’impresa è un valore aggiunto, dove i docenti sono premiati in base al merito, dove lo Stato fa un passo indietro invece di continuare a gestire tutto direttamente e imponendo così ai cittadini una tassazione a livelli inaccettabili.

Continuo a rimanere perplesso di fronte alla capacità del fronte che potremmo definire popolare e liberale di continuare a dividersi in tanti tronconi.

Spero, dalla mia posizione attuale, di contribuire nei prossimi anni a costruire un progetto nuovo di cui si intravedono le prime mosse ma non ancora esiti chiari. Non so se ho fatto una scelta giusta; sono però certo di aver fatto una scelta che mi fa sentire libero, e desideroso di ripartire con tutti voi in questa avventura strana ma per me ancora appassionante che è la politica.

Max


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