Oggi, sui mercati tumultuosi delle materie prime, è assai difficile per un investitore scegliere un metallo su cui puntare.
I metalli preziosi stanno andando molto male e le previsioni non sono troppo incoraggianti per il prossimo futuro. Non molto diverso è lo scenario dei metalli industriali, alcuni dei quali sono stati colpiti drammaticamente dal rallentamento economico della Cina.
In mezzo a questa confusione, qualcuno ritiene che tra i cosiddetti metalli rari, o metalli critici, si possa trovare qualche buona opportunità. È il caso di 3 metalli, facenti parte della catena di approvvigionamento di chi produce batterie: litio, grafite e cobalto.
Focalizzeremo la nostra attenzione sul cobalto, con una breve panoramica per capire le ragioni per cui alcuni analisti sono ottimisti su questo metallo.
La domanda di cobalto sembra destinata ad una crescita nei prossimi anni, molto superiore a quella attuale che è del 6% all’annoÈ facile per chiunque immaginare l’impatto positivo che i veicoli elettrici avranno sul cobalto. La costruzione della nuova Gigafactory di batterie al litio della Tesla Motors, con un investimento da 5 miliardi di dollari, ha attirato l’attenzione internazionale, oltre che su litio e grafite, anche sul cobalto, indispensabile nella produzione di batterie.
Anche se non sono ancora note le quantità di metalli necessari alla nuova fabbrica della Tesla, alcuni analisti hanno formulato delle stime, secondo le quali serviranno 7.000 tonnellate all’anno di cobalto. Inoltre, la Tesla, non è l’unica azienda ad avere in programma la costruzione di fabbriche di batterie per veicoli elettrici.
Indiscutibilmente, la domanda sembra destinata ad una crescita nei prossimi anni, molto superiore a quella attuale che è del 6% all’anno. Ma cosa sta accadendo sul fronte dell’offerta?
Fino ad oggi la forniture di cobalto non hanno mai costituito un problema, ma le cose sembrano all’inizio di un cambiamento. Glencore ha recentemente sospeso la produzione per 18 mesi a Katanga Mining e Mopani Copper Mines, due miniere di rame che producono cobalto come sottoprodotto in una quantità di circa 16.000 tonnellate all’anno. Considerando che la produzione mondiale nel 2014 è stata di 112.000 tonnellate, si può capire l’impatto che avrà sul mercato il venir meno del cobalto della Glencore.
Sempre sul lato dell’offerta, un altro endemico problema affligge il mercato. Il più importante paese produttore di cobalto del mondo è la Repubblica Democratica del Congo, nota per la sua instabilità politica. Anche se oggi non esistono particolari problemi a riguardo, la minaccia di improvvise interruzioni delle forniture sono una spada di Damocle che incombe su tutto il mercato.
Per tutte queste ragioni, un numero crescente di analisti prevede un futuro rialzista per il cobalto. Quando ciò avverrà rimane però tra le famose domande da “100 milioni di dollari”!
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