Ecco perché i russi stanno stretti (di Michele Serra)

Creato il 06 marzo 2015 da Tafanus

Secondo un recente sondaggio, giudicano troppo piccolo il loro territorio. Si sentono in gabbia e si paragonano agli abitanti della Striscia di Gaza

IMPORTANTE GESTO DI DISTENSIONE di Vladimir Putin dopo le polemiche seguite all'assassinio di Nemtsov: d'ora in poi l'opposizione avrà il diritto di candidare i suoi leader anche se morti, ponendo fine a qualunque illazione sulla volontà del Cremlino di ostacolare i diritti politici di chicchessia. Putin ha anche dato ordine di aprire un'inchiesta sulla cagionevolezza, secondo lui molto sospetta, degli oppositori russi, e starebbe meditando la possibilità di metterli in stato d'accusa per diserzione, boicottaggio della Patria e evasione fiscale: è stato calcolato che Nemtsov, morendo così giovane, ha sottratto all'erario almeno trent'anni di contribuzioni.
LO STUDIO - Secondo uno studio dell'Istituto di Politologia di Mosca, non è affatto vero che dal 1400 a oggi nessun oppositore del Cremlino sia morto nel suo letto. Almeno uno, Nicolaj Varetvich, capo degli antizaristi, del 1857 morì proprio nel suo letto, strangolato durante il sonno da un sicario. Quanto allo spaventoso numero di dirigenti del partito fucilati, deportati o scomparsi durante lo stalinismo, sembra ormai accertato che si sia trattato solo di una blanda pretattica in vista della vera resa dei conti: le primarie del Pd in Campania.
GLI EREDI - Chi sono, dopo la morte di Nemtsov, i maggiori candidati al ruolo di capo dell'opposizione? Forse Boris Pratonov, magnate del gas propano? O Lev Birinsky, magnate del gas butano? E se fosse il magnate dei contatori del gas, Juri Kabovic? O il magnate dei ricaricatori per accendini a gas, Alexej Alexianov? L'unica soluzione che i politologi escludono categoricamente è che, per la prima volta dalla caduta del comunismo, possa farsi avanti un non magnate. Tra i quattro nomi fatti sopra, è molto probabile che quello con maggiori possibilità di prendere le redini dell'opposizione sia il primo che riesce a uscire dal carcere e comperare precipitosamente un giubbotto antiproiettile.
NAZIONALISMO - Il profondo sentimento patriottico che caratterizza il popolo russo è il vero ingrediente politico sul quale fa leva Vladimir Putin. Come è noto, le dimensioni molto ridotte del paese creano nei russi una vera e propria sensazione di claustrofobia. Come scrisse il grande poeta Nemetov, «povera madre Russia/ costretta tra il Pacifico e gli Urali/ quattro passi dei miei stivali». Secondo un recente sondaggio la maggioranza degli elettori di Putin parla della Russia con gli stessi toni e gli stessi sentimenti degli abitanti della Striscia di Gaza. E' la convinzione di essere sotto assedio che porta i russi a cercare sbocchi vitali anche nel Baltico, in Ucraina, in Afghanistan, in Cina, al Polo Nord.
NAZIONALISMO 2 - La storica diffidenza per gli ebrei, gli omosessuali, gli astemi e le donne, in ordine di importanza, si spiegherebbe anche con la manifesta incapacità di queste persone di commuoversi al suono della balalaika tracannando vodka in una isba al ritorno della caccia all'orso. Non praticare queste attività, meglio se tutte insieme, viene considerato un vero e proprio atto di ostilità contro la Grande Patria Russa. La grande amicizia di Putin per Berlusconi risale proprio a una storica battuta di caccia all'orso in Siberia. I collaboratori di Putin, per non vederlo amareggiato, riuscirono a nascondergli che Berlusconi, per fare colpo su di lui, aveva pagato l'orso per fingersi morto.
UCRAINA - La presenza di ucraini in Ucraina è ritenuta da Putin una inaccettabile provocazione, oltre che una circostanza inspiegabile. Le differenze tra i due popoli sono molto profonde: gli ucraini hanno il colbacco di colore più chiaro e bevono la vodka con un cubetto di ghiaccio, alla occidentale, segnando una frattura insanabile con la tradizione e irritando profondamente la minoranza russa. I russi di Ucraina, d'altra parte, mangiano la minestra di cotiche e cetrioli con più cetrioli e meno cotiche, offendendo irreparabilmente i costumi ucraini, che prevedono più cotiche fino dai tempi del Patriarca Basilio Luganégone, che depositò la ricetta in una cripta del santuario di Kiev. L'odio insanabile tra ucraini e russi discende, dunque, da profondissime differenze identitarie. Putin, interprete intransigente della tradizione nazionalista russa, sa come darle il suo legittimo sbocco politico e militare.

Michele Serra

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