ecco perché nella prossima vita imparerò a suonare il basso

Creato il 28 febbraio 2014 da Plus1gmt

Invidio i bassisti perché riempiono il secondo strato sonoro a partire dal fondo, quello che se lo togli mentre stai ascoltando un pezzo ti accorgi subito che c’è qualcosa che non va. Non so se ne avete le possibilità, ma fare un prova in questo senso è oltremodo costruttivo. Prendete un qualsiasi pezzo con le varie tracce separate, ciò che poc’anzi ho definito strati. Partiamo dal basso, cioè dalla strato inferiore, quello più giù (devo stare attento in questo post a non usare il termine basso inappropriatamente altrimenti non ci capiamo più un cazzo): il ground zero è la batteria, sopra c’è il basso, poi una serie di strati armonici che sono gli strumenti più comuni, poi la voce, sopra la quale spuntano ogni tanto gli strumenti solisti quando il cantante si fa da parte. State visualizzando graficamente la cosa? Bene.

Provate a togliere la batteria. Ci sta, giusto? Il mondo è pieno di canzoni senza batteria, i pub e le spiagge sono pieni di chitarre acustiche sulla spalla e gente che se ne fotte di andare fuori tempo. Provate a togliere uno dei vari strumenti, allora. Cambia qualcosa? Tastieristi e chitarristi sono intercambiabili, tutto sommato. Provate a togliere la voce. C’è tutta una letteratura musicale di brani strumentali, corretto? Poi gli strumenti solisti. Le sezioni fiati, i violini e che altro si contano sulle dita di una mano. Certo, dipende dal genere, andatelo a dire a James Brown che tromboni e sax si sono ammalati e non possono presenziare all’esibizione live, e lo so che non potete farlo perché James Brown non è più tra voi. O vi sfido a presentarvi a una serata organizzata in un pub irlandese senza uno strumento ad arco. Ma si tratta di casi limite in cui sono disponibili ennemila ripieghi.

Provate ora a mettere in mute la traccia del basso. Tutti si guardano allarmati: che è successo? Si è rotto un cono della cassa? Qualcuno mi ha tirato un ceffone? Si è svuotata la sala dalle buone vibrazioni? Qualcuno ci ha ipnotizzato e poi spogliati nudi come vermi? Ci siamo impantanati nelle sabbie mobili e non si trova nessun appiglio per emergere?

Invidio i bassisti perché da soli fanno il 50% della resa di una canzone. Possono scegliere se mantenere la stessa nota mentre tutti gli altri musicisti devono sbattersi ad alternare accordi su accordi. Possono combinare note più alte a bordoni cupissimi, con quelle corde spesse come funi da tiro. Possono sbilanciare l’attenzione dell’ascoltatore in diversi punti di quegli strati che vi ho elencato sopra, a seconda dello strumento a cui vogliano dare man forte. Creano blocchi sonori che poi spostano altrove lasciando voragini. Possono interrompersi di colpo e, sfruttando la dipendenza generata all’ascoltatore dalla loro parte nell’economia della canzone, fargli sudare il loro rientro proprio come fanno gli aguzzini quando mostrano l’acqua fresca a chi stanno torturando senza dargli da bere. Come quando nel massimo dell’eccitazione il partner si sottrae all’amplesso lasciandoti soffrire nel brodo del parossismo, a un passo dall’orgasmo.

Per poi rientrare con la loro pienezza, riportare tutto in equilibrio, riempire le orecchie di quella sostanza che esce dalle loro corde che va a colmare ogni interstizio per poi solidificarsi in un basamento a prova di terremoto e farti arrivare sano e salvo all’ultima battuta. Amo i bassisti, sono fatali e conoscono l’arma della seduzione. Se hanno cinque corde, poi, non ne parliamo.



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