Oggi voglio parlare del caso Di Melania Rea, la ventottenne trovata brutalmente uccisa sul pianoro di Colle San Marco. Da tempo gli inquirenti stanno cercando di capire chi come e perché abbia ucciso la povera Melania. Il principale sospettato di questa storia, è il maggiore Salvatore Parolisi, che oltre ad essere un militare di alto grado, è responsabile della formazione delle reclute della caserma “Emidio Clementi” di Ascoli, che ha la particolarità di essere L’unica caserma femminile in Italia. Su questo luogo sono state scritte molte cose da i giornali. E proprio come in alcuni fatti di cronaca degli anni passati, l’opinione pubblica ha cominciato a non poterne più. Difatti spesso, per ingenuità o fretta, si tende a liquidare un fatto di cronaca, come se si parlasse di una partita di calcio. Si cerca di essere egoisti quanto basta cercando di minimizzare tutto ciò che accade attorno, dimenticandosi persino delle vittime. E questo senza alcun rispetto per la vittima. Adesso qualcuno leggendo questo post, penserà che sono arrogante, che mi diverte vedere le persone soffrire o far finta di soffrire, davanti ad una telecamera. No per niente! Non sopporto fare soldi con la pelle degli altri, non mi piace fare ciò che voglio per far soffrire gli altri. Siccome oltre ad essere un blogger (ma poi scusate tanto; che mestiere sarebbe il blogger?) sono anche un giornalista, ritengo che la Presunzione di innocenza debba essere la prima cosa che gli spettatori o i lettori, o per meglio dirla con le parole di Vittorio Sgarbi: “le capre” dovrebbero reimparare. Qui di seguito, posto un dettagliato articolo della giornalista di Libero, Cristiana Lodi, che smonta pezzo per pezzo, tutte le accuse contro quest’uomo che, sarà stato senz’altro un marito infedele, ma certamente non ha ucciso lui la moglie Carmela detta “Melania” nel bosco di Ripe di Civitella. Leggete attentamente l’articolo.
Tratto da “Libero” del 12 agosto
“Non sappiamo se Salvatore Parolisi, accusato dell’omicidio volontario aggravato della moglie nonché di villipendio del cadavere, sia colpevole o innocente. Sappiamo però che il caporalmaggiore è in carcere perché il giudice di Teramo che l’hà fatto rinchiudere ritiene abbia fornito un alibi falso per garanirsi l’impunità. Il magistrato aggiunge che il vedovo ha inquinato le prove e fuori di cella potrebbe continuare a farlo,e soprattutto che una volta libero tornerebbe a uccidere. Le cosiddette “esigenze cautelari” così come i gravi indizzi di colpevolezza (di prove non si parla mai) stando al giudice Giovanni Cirillo, ci sarebbero tutte e in pieno. Lo scrive egli stesso nella corposa richiesta di custodia cautelare (185 pagine) firmata lo scorso 2 agosto. Fin qui sembra filare tutto liscio, e pazienza se per la prova regina bisognerà attendere la prova regina a carico del caporalmaggiore dell’esercito. Aspetteremo e vedremo. Intanto quello che balza all’occhio, leggendo le carte, è la sfilza di perplessità che attanaglia lo stesso giudice firmatario dell’arresto. Anzitutto Giovanni Cirillo è il primo ad ammettere la possibilità dell’errore giudiziario: la tesi dell’accusa merita adesione, ma con tutte le precisazioni che il caso richiede. In questa fase del procedimento penale i fatti non sono del resto mai sufficientemente definiti e la responsabilità dell’indagato può mutare od essere meglio precisata, riguardo ad esempio, al grado di partecipazione del reato” pag 149 dell’ordinanza. Come dire: Salvatore Parolisi è responsabile della morte della moglie Melania Rea, ma non sappiamo ancora in che termini lo sia. Impossibile stabilire se l’abbia materialmente uccisa lui o l’abbia fatto qualcun altro. Come non bastasse, il gip si dilunga a descrivere una serie di conclusioni che però non sono univoche. Perché ognuna contiene il proprio contrario. Vediamole queste concluisioni.
Primo
Il giorno dell’omicidio, scrive il gip: Parolisi concorda con la moglie di recarsi a Colle san Marco (da dove poi dirà di averla vista sparire senza più fare ritorno) per poi andare alle 16, a casa di un’amica della madre per vedere il nipotino appena nato. Secondo Parolisi l’iniziativa di andare a San Marco proprio nel pianoro, è di Melania, ma sul punto non esiste alcuna certezza. Anzi il fratello della vittima dichiara espressamente assai strano che la sorella volesse recarsi sul pianoro, per poi essere, solo un’ora e mezza dopo, di ritorno a Folignano. E non è d’aiuto la madre di Melania alla quale, lei, poco prima menziona che sarebbe andata a San Marco ma non specifica di chi sia l’iniziativa. Pag: 151. è stata Melania a voler andare sul pianoro? Oppure il marito a convincerla? Non si sa.
Secondo punto
Si è sempre affermato che i coniugi sono usciti di casa alle 14:15 del 18 aprile (ultimo giorno di vita di Melania). Però il giudice scrive: “nessuno dei tre testimoni è in grado di descrivere con certezza come fosse vestito Parolisi quel giorno e sopattutto che la presenza della moglie e della figlioletta di lui, non è particolarmente presente nella memoria dei testimoni, se è vero che NESSUNO menziona la bambina e il solo teste B.S. fa riferimento a Melania. Pag: 152. Ma come? Melania forse non è neanche uscita di casa viva quel pomeriggio? Stando al giudice è un’ipotesi. T’ant’è che si chiede Per quale il vedovo quel giorno avesse infilato nel bagagliaio una enorme valigia vuota. Vero, la famiglia Parolisi, il pomeriggio successivo, doveva partire per le vacanze pasquali. Però l’unica valigia che Melania aveva riempito era quella della bimba. Perché Salvatore carica quella enorme e vuota? Mistero. Il giudice ha consigliato il sequestro della borsa e nuove indagini.
TERZO
Ammesso che la famiglia sia uscita di casa al completo quel 18 aprile, “ non è tuttavia possibile stabilire quale direzione abbia preso in auto, perché nessuno ha visto. e Parolisi probabilmente aveva spento il cellulare.
QUARTO
Perfino il teste chiave (l’unico) che dichiara di aver visto lui con noglie e figlia sul pianoro, il 18 aprile, sbaglia clamorosamente. Perché Parolisi chiama per la prima volta Melania, a suo dire già sparita da 20 minuti-mezz’ora, esattamente alle 15,26 e 27 secondi, ovvero un minuto dopo. Pag 153. Il giudice è disorientato non è più sicuro di niente. Anche perché un errore tecnico nel “cd” che doveva registrare la mappa che doveva registrare i movimenti del cellulare di Parolisi, Non consente di tracciare una mappatura attendibile. Ma poniamo che davvero, come sostiene l’accusa, il caporalmaggiore abbia portato la moglie al bosco di Ripe e accanto al chiosco dove l’abbia uccisa, mentre la figlia dormiva in macchina. Se è andata così , osserva il magistrato, bisognerebbe spiegare anche dove ha parcheggiato l’auto Parolisi.
Quinto
“invece non è possibile. Perché vicino al cadavere, poco oltre la testa, sono state sì rinvenute tracce di pneumatici. Ma sul punto si sollecita un approfondimento istruttorio da parte della procura per stabilire se fosse o no la vettura di Parolisi”. Insomma, conclude il gip: siamo in grado di ricostruire ciò che quel giorno ha fatto Melania (non il perché) , ma possiamo solo ipotizzaew quel che può aver fatto il marito (pag 154) E se lo dice il giudice.
Avete letto? Bene, allora fate una cosa: cominciate a meditare.