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Ecco quello che non vi hanno detto di Porton Ros

Creato il 14 giugno 2013 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo

Cari amici, ho fatto un sopralluogo sul sentiero di Porton Ros, sono stato chiamato da alcuni Cittadini che sanno quanto mi stiano a cuore i problemi di Cormons; ecco cosa ho trovato.
Un grosso masso caduto sul sentiero rischia di cadere su qualche casa; perché il Comune non fa niente?

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Ognuno di noi, parlando dei luoghi che ama, esalta le bellezze cercando di coinvolgere gli eventuali interlocutori emotivamente. E’ la forza interiore, la convinzione che quanto viene illustrato è veramente importante, bello, che riesce a sfondare il muro dello scetticismo e dell’indifferenza. In una serata con proiezioni d’immagini e racconti vari, questo lavoro è semplificato, anche perché gli intervenuti sono tutte persone interessate e, quindi, facilmente coinvolgibili. Rivolgersi ad un pubblico eterogeneo e sconosciuto, come avviene per questo lavoro e riuscire a catturare l’interesse di potenziali utenti, è un’esperienza, innanzi tutto, per me nuova e, al tempo stesso, affascinante. Senza ricorrere a lunghi discorsi, spesso carichi di retorica, dico semplicemente che la zona di Cormons, ai piedi del Monte Quarin e il Monte stesso sono una vera oasi di natura per certi versi selvaggia. I vecchi “sapori antichi” si possono respirare con l’aria, intrisa di quei profumi naturali purtroppo scomparsi in molti luoghi. La miopia dei nostri amministratori, ha, forse, impedito la realizzazione di un circuito turistico di forte richiamo. Se, da un lato, quest’aspetto ha penalizzato l’economia locale, dall’altro ciò favorisce gli amanti del silenzio e della quiete, degli spazi aperti, della libertà d’azione.

L’escursionismo che ho da poco intrapreso e grazie ad una persona speciale che mi ha fatto conoscere questo, non è finalizzato solo al raggiungimento di una vetta, ma è legato alla comprensione della cultura materiale e spirituale delle genti di montagna. Il mio accompagnare alcune persone lungo i sentieri è cercare di far emergere, oltre alle bellezze naturali, anche il patrimonio di fatica, di sacrificio, che gli uomini hanno impresso lungo le vie minori. Attraverso i sentieri, fra boschi e sulle rocce, salendo oppure andando in piano si “leggono” la storia e la vita di decine di generazioni che ci hanno preceduto. In questo modo il turista oppure anche il semplice cittadino diviene depositario della memoria storica di un patrimonio che tende a scomparire, cancellato dalla modernità.

La natura impervia dei monti è un ostacolo alle attività umane, anche le più semplici e aumenta quando si tratta di tracciare strade di collegamento o per il trasporto di merci. Realizzare vie di comunicazione fra salti di roccia, torrenti, ripidi pendii, canaloni di valanga è stato possibile solo grazie alle moderne tecnologie. I nostri antenati avevano trovato il modo di “eludere” questi problemi, creando una “rete stradale” che si sviluppava su dossi, lungo alvei di fiumi, scavalcava valichi, avvolgendo come una ragnatela i monti e le vallate. Le primordiali piste, aperte prevalentemente nella vegetazione, sono state trasformate in sentieri, l’attuale “viabilità minore” che, in piena epoca cibernetica, meritano una giusta rivalutazione.
Vogliamo lasciare la nostra terra ancora in queste condizioni?

 


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