Ecco tutte le tasse e i rincari di Monti. Un assaggio su cosa ci aspetterà nel caso vinca lui o Bersani

Su questo articolo ho voluto riassumere – grazie soprattutto a Libero – tutte le imposte e i rincari disposti dal Governo Monti dimissionario. Tasse e rincari che fanno parte di una logica politica che ha la sua ragione nel mantenimento dei privilegi e degli sprechi clientelari e nel pagamento degli interessi agli speculatori che hanno acquistato titoli pubblici italiani inflazionati dallo spread, che guarda caso – con la discesa (pardon “salita”) di Monti in politica – è sceso sotto la soglia dei 300 punti.

Così, mentre gli italiani soffrono e devono pagare la burocrazia e le spese di uno Stato sprecone, c’è comunque chi si arricchirà con i soldi pubblici e i proventi fiscali. Del resto, come ho scritto nel precedente articolo, l’UE a cui fa capo il Governo Italiano (ormai la sovranità è solo un mero esercizio retorico), ha finanziato negli ultimi anni il sistema bancario in crisi con una bella sommetta: 4500 miliardi di euro affinché si salvasse dal tracollo finanziario che le banche stesse hanno causato.

Iniziative

Ma andiamo oltre e vediamo quali sono i regali del Governo Monti per gli italiani. Un veloce escursus che non approfondirò, perché lo spazio è breve e non voglio annoiare il lettore.

1. Canone Rai. Il dannato canone è aumentato di 1,5 euro. Praticamente ora il suo costo è di € 113,50. E per cosa? Per vederci le partite di calcio o gli ultimi blockbuster? Macché? Per sorbirci Benigni, Littizzetto e Fazio.
2. Poste più salate. Spedire una prioritaria costerà ben 70 centesimi (10 cent in più rispetto ad oggi). La lettera media standard passa da 1,40 euro a 1,90 euro. Per le spedizioni fino a 50 grammi, si passa da 1,50 a 2,10 euro. Le raccomandate (fino a 20 grammi) da 3,30 a 3,60 euro. Per quelle fino a 100 grammi si arriverà a 4,95 euro.
3. Banco Posta. Qui è davvero uno scempio. Per i correntisti di Banco Posta, il canone annuo di conto corrente salirà a 48,00 euro, contro i 30,99 precedente.
4. Caselli Autostrade. L’aumento previsto è mediamente del 3% già dal 1 gennaio. Con punte del 12 e del 14% in Veneto e Valle d’Aosta (+30% negli ultimi 24 mesi).
5. Multe più salate. La guida senza cintura o con il telefonino all’orecchio, ovvero per eccesso di velocità saranno più salate. Adeguamento ISTAT e non per un contrasto agli “incivili”.
6. Conti correnti di società e buoni fruttiferi. L’imposta di bollo passera dagli attuali € 73,80 ai 100 euro tondi tondi. Per i buoni fruttiferi di importo superiore ai 5000 euro, l’imposta è fissata in un’aliquota di 0,15%. Per quelli di importo inferiore si ha l’esenzione.

E fin qui i rincari, che non tengono conto dei carburanti il cui costo è altalenante, ma con un trend sempre negativo per i consumatori, che vedono il prezzo alla pompa sempre in salita e mai in discesa. Attualmente il prezzo del carburante si attesta tra 1,70 e 1,80 al litro, di cui la maggior quota è costituita dalle accise.

Ad “allietare” il nostro 2013 ci penserà nuovamente l’IMU, per la quale sono previsti rincari, e poi la nuova creatura del Governo Monti: la Tares, di cui è già stato detto in questo blog , alla quale si aggiungono la Tobin Tax (o tassa sulle transazioni finanziarie) e l’IVIE, la cosiddetta IMU per le case possedute all’estero.

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E credete che finirà così? Ma neanche per idea. I limoni italiani, nella contorta mente dei cattocomunisti che si apprestano a governarci, sono ancora belli che succosi. Dobbiamo tener presente, del resto, che il valore del patrimonio degli italiani è più del doppio rispetto al debito pubblico. Praticamente si aggira intorno ai 5000 miliardi di euro. Perciò c’è ancora da spremere, e l’Europa, la sinistra e i banchieri lo sanno perfettamente. Dunque il prossimo governo Monti-Bersani o Bersani-Monti avrà questo compito: spremere ancora (patrimoniale?), finché dai limoni italiani non uscirà pure il sangue. Naturalmente i privilegi della politica e degli apparati burocratici rimarranno intatti. Per loro il sacrificio sarà puramente retorico. Direi nominale.