Echi #14 | Surrealismo italico

Creato il 09 febbraio 2014 da Frankviso
Si è ancora parlato poco di cinema surrealista in questo spazio, nonostante la sezione surrealia. Negli ultimi giorni, la (re)visione di alcune pellicole memorabili per quello che il sottoscritto considera il secondo, grande periodo surrealista (quello seventies di Arrabal, Jodorowsky, Cavallone, Borowczyk, giusto per intenderci) dopo "il manifesto" di Andrè Breton, ha riacceso stimoli apparentemente assopiti (mai dimenticati, sia chiaro) per i quali è giunto il momento di rimediare approfondendo. Nell'attesa di un post su Viva la Muerte (Fernando Arrabal, 1971), rinfreschiamoci la memoria con l'estratto di un articolo di Davide Pulici pubblicato sul dossier n°81 (Il rasoio e la luna) della rivista Nocturno cinema. Giusto per ricordarci che in passato, anche la nostra Italia (e forse più che mai, la nostra Italia) cercava di fare, o faceva, magari involontariamente... surrealismo!   < Cosa "fa" surrealismo, qui da noi? I preti, i vescovi, i monsignori, la religione tutta, con in testa Cristo in croce, la Madonna e i santi, fanno surrealismo. Se morti, scheletri o putrescenti poi, fanno surrealismo al quadrato. Altrimenti Fellini non sarebbe Fellini. D'altronde per il gran riminese tutto quanto il visibile è, come tale, surreale. E il libro dei disegni coi suoi sogni è il più grande testo surrealista che sia stato prodotto nelle ultime decadi. La carne cruda e tutto ciò che ruota intorno a essa fa surrealismo e i macelli sono le loci geniales surrealisti, non solo nel cinema italiano ma soprattutto nel cinema italiano, dove il film de chevet si intitola Dolce Mattatoio. Ossa, teschi, nervi (uhh, i nervi!) qualunque cascame fisico, è surrealismo. Come i manichini, le bambole, i nani. Palle, uova, sfere, forme più in generale rotondeggianti, specie se unite al colore bianco, fanno surrealismo: quindi gran parte di Bava, con la bambina bianca (i bambini fanno surrealismo, nelle due polarità che ridano e sciamino o che se ne stiano zitti, sinistri, come spettri), che passa a Fellini e poi precipita - rimbalza - nel thriller. Quelli con le bestie nel titolo (surreale, sempre). Ecco, gli animali: asini (Giulio Questi ne issa uno sulla casa in Arcana, per dare corpo al proverbio del somaro volante) e cavalli fan surrealismo per definizione. Sul manifesto di Spell quelli ingarbugliati e squartati di Max Ernst, e altrove (Zelda) cavalli "all'acido", che corrono colorati di verde, rosso, azzurro, giallo. E i pesci. Il Belial della situazione di La Corta Notte delle Bambole di Vetro è un pesce-farfalla scolpito dal surrealista Sebastian Matta. Più di così. E gli insetti, non fanno forse surrealismo gli insetti? Quelli preistorici, inventati, bellissimi, di La Setta di Soavi, che vengono surrealisticamente inoculati nel naso delle persone, fino a quell'immagine, potente in sommo grado, del Mar delle blatte di Tommaso Landolfi che Lucio Fulci avrebbe voluto tradurre in cinema ma dovette contentarsi del cinereo Mare tenebrarum della fine dell'Aldilà. Con facile battuta e in fin dei conti: il cinema italiano o era surrealista o non era...>
Un sentito ringraziamento a Davide Pulici - articolo tratto da Il mar delle blatte - Il rasoio e la luna (guida al cinema surrealista) / nocturno dossier n°81 -


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :