Dalla finestra si scorge la piazza principale. Di notte la luna l’accarezza e le luci dei lampioni spengono le ombre aggrappate tra i palazzi. I vicoli sono bui e anche se cerco di scrutare nel fondo di loro non ci riesco. È una cecità che mi ricorda quella avuta con te. Eri l’uomo venuto da lontano, con bocca di pesca e pelle di ambra. La ragione apparente delle mie attese.Mi siedo sulla poltrona e osservo il cielo. Inizia ad essere macchiato di stelle. Gli echi della tua voce mi perseguitano. Avverto ancora il tuo fiato tra i capelli e mi chiudo nel silenzio. Sono venuta qui per cancellare tutte le tue stupide bugie e liberarmi del tuo ricordo, macerato in ogni angolo della città.Vorrei piovesse. I pescatori della baia raccontano che la pioggia cancella via le brutte cose e aiuta a dimenticare. Ma io voglio davvero farlo?Ho lasciato il tuo quaderno tra i cuscini. Pagine bianche di parole disperse.Forse se l’acqua scendesse a salutare il tramonto laverebbe gli istanti di te e quel sapore acre che mi è rimasto sulla lingua. Tutto sbiadisce presto o tardi.Diventa una bolla di sapone Justin. Ma l’anima non dimentica mai niente. Il dolore e la delusione la graffiano, scavano su di essa e non esiste una soluzione buona per questo. Allora mi chiedo cosa rimane di noi? Niente.Solo il crepuscolo e un quaderno immacolato.
Foto Elys.