Echisenefregadelmondo

Creato il 05 novembre 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Doveroso, seppur estremamente difficile, spiegare le motivazioni che portano a rimettere in gioco tutto. La decisione è il frutto di delusioni, malumori, soddisfazioni, illusioni, rese dei conti, e speranze, nonchè di stati d’animo che si rincorrono.
Non voglio dilungarmi oltre il tempo che la questione merita e che mi ha portato a riscrivere questo post (da venerdì ad oggi) un numero incalcolabile di volte.
Sul momento avrei dato fuoco alle polveri e sparato a zero su tutto e tutti, con cognizione di causa, e avrei con un colpo di spugna cancellato interamente il blog, per non lasciarne traccia alcuna.
Oggi sono giunta alla conclusione che le riflessioni più approfondite le farò a tempo debito, quando il senso di svuotamento che mi attanaglia lascerà il posto alla voglia di raccontare: per adesso mi limito a metter sul tavolo qualche pensiero che considero imprescindibile.
Venerdì ho letto questo: “Ultimamente però mi sono fatta idea che il problema non sia tanto il fatto che tutti fanno recensioni, ma che le fanno sempre sugli stessi autori, sulle stesse case editrici e nello stesso modo. In questo modo anche i blog si somigliano tutti. Ora so per certo che ci sono case editrici, anche grosse, che spediscono aggratis i libri ai blog. Immagino che chi deve leggerli si senta obbligato A) a recensirli B) a recensirli positivamente. La conseguenza è l’appiattimento totale del panorama dei lit-blog. [...] ogni blog potrebbe avere il proprio DNA e la propria personalità.” [estratto dal post di Carlotta B. su Starbooks]
Poi ho letto questo: “Diciamocelo, ci si sente tutti un po’ più importanti quando si pubblicano recensioni sui blog. Lì siamo noi i giudici, decidiamo, come antichi imperatori, la vita o la morte di un testo letterario. Alcuni godono proprio nello smontare trame e scritture, altri, invece, ci vanno cauti, hanno sempre una buona parola per tutti, altri ancora hanno accordi con le case editrici e non vale!” [estratto dal post di Laura C. su Finzioni]
Sottolineo che nessuno dei due interventi era rivolto a me o al mio blog, ho solo avuto la “sfortuna” di leggerli nel giorno sbagliato, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro!
Poi si aggiunge questo. Ad una mia richiesta rivolta al titolare di una libreria di Torino – in cui ho moderato poco tempo fa una presentazione – su come mai venissi periodicamente cancellata dai contatti Facebook, mi sono sentita rispondere: “A noi non interessa avere tanti amici su Fb, ma piuttosto ci interessa che gli “amici di FB” diventino amici reali, che vengono a comprare in libreria, che vengano ad assistere alle presentazioni, o almeno che interagiscano in rete con noi, girando notizie e commenti innovativi a meno che siano degli autori o degli editori. Per cui periodicamente togliamo le persone che meno interagiscono con noi.
Ribadisco che riflessioni più approfondite non mancherò di farle a tempo debito (e non dovrete attendere molto), voglio solo sottolineare tre concetti che devono essere ben chiari, a chi mi ha letto fin’ora e ha frequentato questo spazio, e che fanno ben capire cos’è il mio blog e come sono fatta io.
- Non ho recensito sempre gli stessi autori, o le stesse case editrici, e soprattutto ho sempre dato spazio a piccole e medie case editrici indipendenti. Lo si può facilmente notare dall’archivio alfabetico: in elenco gran parte dei post riguardano case editrici che non sono colossi dell’editoria. Nei loro cataloghi ho trovato perle di letteratura e autori che meritavano di essere presentati ai lettori. Non mi sono mai sentita in obbligo di recensire positivamente alcuna opera (o per il fatto di conoscere personalmnete l’autore, o la casa editrice, o di aver chiesto alla stessa copia omaggio di un romanzo).
Il mio è stato sempre un blog con un proprio e ben distinto DNA, in cui parlare di libri non è mai stata una marchetta. Io ho dato spazio, sempre, a libri che ho scelto (per tema, autore,… come sceglie qualunque lettore), letto e di cui, per il fatto stesso di aver letto, avevo qualcosa da dire.
La questione che andrebbe sottolineata è forse che, nonostante tale pregio, spazi come questo non sono mai stati valorizzati abbastanza dai lettori, laddove valorizzare significa condividere sì sui social networks, ma soprattutto commentare e/o aprire una discussione sul blog medesimo, facendo domande, rilievi, riportando notizie,… Il blog è o può diventare una stanza, un circolo, una casa, un luogo d’incontro di lettori fisicamente lontani, in cui ritrovare sempre notizie e riportarne: insomma un luogo-non luogo fatto di persone, prima che di libr. I social, invece, sono dispersivi per antonomasia: ciò che hai scritto e/o commentato sulla timeline di Facebook o Twitter alle nove del mattino alle cinque del pomeriggio difficilmente si recupererà tra i mille post che si sono nel frattempo susseguiti. Purtroppo, a pochi è evidente questo concetto, o meglio a pochi forse interessa creare un quid fuori dai social e a quell’assoluto che a molti pare di raggiungere cliccando “mi piace” (oddio, alcuni non fanno neanche quello!).
- Non mi sono mai sentita importante nel recensire un testo. Ho sempre usato con umiltà la stessa parola “recensione”: solo ultimamente è entrata, infatti, tra le categorie del blog, solo perchè fosse più chiaro agli utenti di che cosa si stesse parlando. Eppure io ho sempre ritenuto, fino all’ultima “recensione” di venerdì, che le mie fossero Osservazioni speciali, che quelle contenute nell’Eco dei lettori fossero voci dei lettori, opinioni, commenti su autori e opere.
Non ho mai goduto nel demolire un testo, nè farlo ha mai significato essere una maestrina. Ho dato la mia opinione su libri, scritture, trame, e non sono mai stati dei giudizi: quelli li lascio ai professionisti. Io sono una lettrice, l’ho ribadito in innumerevoli occasioni, ed il mio blog è lo spazio di una lettrice. Sono sempre stata dalla parte del lettore, nel senso che mi sono sempre fatta le domande e cercato le risposte da lettrice appassionata. Non mi sono mai interessati i dibattiti quali “nascita degli ebooks, fine del libro”, “spopola l’ebook, muore la lettura”, “è lettore anche chi legge ebook?”, “la crisi del libro”,… Ho dato la mia opinione al riguardo, ho scritto post sul tema, ma sempre e solo con la consapevolezza  e la strenua volontà di creare e prendere parte ad un dibattito fra lettori, e non certo con l’intento di dare soluzioni o risposte assolute.
Ho sempre usato toni pacati in tutto ciò che ho scritto, nel pieno rispetto riconosciuto, al di là di un possibile e non censurabile flop, a qualsiasi scrittore, alla sua opera, al duro lavoro creativo che ogni libro ed ogni autore portano con sè.
- In ultimo, un interrogativo. Se nonostante ciò che ho condiviso con autori, libri, case editrici, lettori e librerie, mi sento rispondere, da una persona (che sa da che “ambiente” provengo) con la quale c’è stato, seppur per un pomeriggio, uno scambio culturale ed un incontro di vite, di essere un numero e di non avere nulla di originale e innovativo da divulgare e condividere, in che modo arrivo alle persone? Che cosa vedono le persone che io non vedo?
E qui cominciano i “dolori”.
Forse il mio modo corretto di parlare e di scrivere – senza usare continuamente l’intercalare di “ehm, ehe, già, eh,…” – mai a sproposito ed oggettivo seppur appassionato, risulta troppo professionale e per questo percepito distante dai lettori, ma non all’altezza, e per questo snobbato, dagli addetti ai lavori.
Forse il buon “lavoro” di organizzazione e sviluppo dei contenuti che ho cercato di consegnare al blog (e riconosciuto da molti, anche in queste ultime ore) lascia pensare che non ci sia spazio per l’improvvisazione e la spontaneità, soprattutto di commenti ed interazioni con gli utenti del blog stesso.
Questi sono solo due dei mille dubbi che sono emersi durante le tante riflessioni, ma sinceramente mi sono accorta che le risposte poco mi interessano.
Se i dubbi prima mi hanno provocato un rigetto tale da voler chiudere baracche e burattini, il disinteresse delle risposte mi ha provocato la decisa volontà di riprendere in mano ciò che è mio, ma questa volta senza preoccuparmi che sia “troppo mio”, nè del fatto che chi è al di là del mio monitor si lasci scorrerre tutto addosso senza condividere o commentare ciò che scrivo. Pazienza, non deve diventare un problema mio.
I messaggi (alcuni) che mi sono giunti in questi giorni hanno confermato questa mia volontà: i lettori che si sono fatti avanti in questi anni, e in particolare in questi ultimi giorni, così come gli amici scrittori, vogliono me e ciò che scrivo, la mia passione, indipendentemente dalle “note ufficiali”. Vogliono un filo diretto con me, con il mio essere, e con i libri che amo e con quelli che poco mi lasciano.
In principio era Open AR.S.; poi è stato (ed in parte continuerà ad essere) A spasso tra i libri; ora si cambia. Il blog cambia, si scrolla di dosso molto e trattiene molto altro fregandose del mondo.
Nel mentre venerdì stavo smantellando i contenuti del blog per formare l’archivio storico ho visto di nuovo, in un istante, ciò che avevo sotto il naso ma non vedevo: “Questo blog è dedicato al faro della mia vita. A mio padre“. Questo blog sono io, in tutto e per tutto c’è il mio essere, è la mia seconda casa, e le esistenze non si possono cancellare.

Grazie all’amore e alla dedizione discreta ma concreta di Fabio, al fare paterno ed alla “finestra” di Gianpietro, all’amicizia dimostrata da Michela, ai commenti di chi si è fatto sentire QUI sul blog o sulla mia casella email, e non sui dispersivi social network, ci saranno novità.

“Il tuo blog per me era come una di quelle finestre che ci sono nei vecchi rioni: tu ti affacci e vedi di fronte, a pochi metri di distanza, il tuo vicino che stende la biancheria, o si fuma una sigaretta, o sbircia per strada studiando il tempo che farà. Si scambiano due parole, ci si interroga reciprocamente. Si chiacchiara di cose frivole o di discussioni importanti e ci si sente vicini. Ora tu hai chiuso quella finestra. Ribadisco: avrai le tue ragioni. Ma io, dall’altro lato della strada, non avrò più modo di ascoltarti, di sorridere o riflettere su quanto hai detto e questo determina che improvvisamente ti senta più lontana: in un’altra città e in un’altra regione. Ecco. questo un pò mi spiace. No. Mi spiace molto. Ma è la tua scelta e dev’essere rispettata. Io da parte mia continuerò a sbirciare verso quella finestra. Chissà mai che un giorno uno spiraglio, un viso che si affacci…”


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