Echo & the Bunnymen a Bolzano

Ieri sera, sui prati del Talvera, hanno suonato gli Echo & the Bunnymen. Trappola della memoria, per me. La serata era fresca, c’era poca gente. Sotto il palco (mi sono avvicinato un istante) qualcuno che forse li conosceva un po’. Io me li persi, quasi venticinque anni fa, quando vennero a suonare a Firenze ed erano considerati a ragione uno dei gruppi di punta della new wave. Difficile sottovalutare l’impatto di album come Heaven up here, Porcupine e Ocean rain su quel movimento. Personalmente li ho amati molto, anche più di band come gli Smiths o i Cure, che pure hanno illustrato sonoramente la mia gioventù. Rivederli adesso, con una band costituita perlopiù da gregari, mi ha messo addosso un po’ d’inevitabile malinconia, appena curvata da autentica emozione quando sono emerse le note di Seven seas o All my colours. Ma niente dura per sempre, come cantava McCulloch a voce stanca e sbilanciata, verso la fine. Peccato però. Almeno le cose belle durassero appena qualche istante in più.