Ecologia = Vita.....

Creato il 02 agosto 2011 da Marianna06

   CLIMA / INCOGNITA DA SAPER GESTIRE

Conosciamo tutti i danni che negli ultimi tempi  ha prodotto un clima impazzito.

E li ha prodotti in ogni angolo del pianeta.

Il prezzo maggiore lo stanno pagando però , in queste ore, in Africa, la Somalia e un po’  tutta l’area denominata”Corno d’Africa”,dove siccità prima e carestia poi  hanno messo in ginocchio almeno 12 milioni di persone,in prevalenza bambini ed anziani.

Ma anche in altre zone dello stesso continente non bisogna dimenticare le alluvioni rovinose, che

 hanno distrutto case e raccolti la scorsa primavera. E mi riferisco in questo caso all’Africa occidentale.

Nel prossimo mese di dicembre, in Sudafrica, a Durban, si terrà la 17esima Conferenza delle Parti sui  cambiamenti climatici.

 Non ci si aspetta molto dall’evento anche in considerazione dei precedenti modestissimi e deludenti risultati ottenuti a Bonn.

E questo perché mancano accordi a livello mondiale su come gestire il post-protocollo di Kyoto, che scade appunto nel 2012.

Quasi certamente,ad essere ottimisti, ciascuno Stato farà quello che ritiene, con giudizio, più opportuno. Ma niente è certo. Mentre il nodo da sciogliere è piuttosto complesso.

Occorrerebbe nei Paesi in via di sviluppo e in quelli emergenti una corretta politica ambientale

con l’utilizzo di tecnologie il meno possibile inquinanti.

Vale per l’Africa e anche ovviamente per altre zone del nostro pianeta. Basti pensare al Sud-Est asiatico, ad esempio. Oppure ad alcune realtà dell’America latina.

Intanto la buona notizia è che ultimamente la Banca Africana per lo Sviluppo(AFDB) ha stanziato ben 145 milioni di dollari per la creazione di un fondo per il clima.

Definito “Clim-Dev Africa Special Fund”, esso ha per obiettivo quello di contrastare i cambiamenti climatici grazie alla creazione di economie con bassa emissione di anidride carbonica.

L’intervento si avvarrà anche del sostegno della Commissione dell’Unione Africana e della Commissione ONU per l’Africa.

Positiva per quanto sia questa iniziativa, urge tuttavia che, Africa a parte, nel resto del mondo, dove i danni ci sono ugualmente, gli organi di stampa, i “media”, informino maggiormente e soprattutto periodicamente sul problema allo scopo di creare una maggiore consapevolezza intorno alla gravità della “cosa”.

E lo facciano specialmente nei Paesi ricchi, dove la coscienza ecologica è in verità piuttosto sonnacchiosa.

E’ dovere di tutti, infatti, pervenire a concrete condizioni di sviluppo sostenibile. Lo suggeriscono anche i recenti conflitti politico-militari intono al petrolio, del quale sembrerebbe il Nord del mondo non possa fare a meno.

Per di più, nonostante gli impegni di Rio (1992) e la buona volontà ,solo parzialmente dimostrata da chi poteva fare di più, il livello di qualità dell’ambiente in generale, e con esso il benessere della popolazione mondiale , sono cambiati in modo molto diseguale.

Permangono minacce per la biodiversità , per gli equilibri eco-sistemici e per le risorse naturali.

Se in alcune parti c’è una discreta prosperità, altrove, all’opposto è aumentata in progressione geometrica la povertà, sono peggiorate le condizioni di accesso al cibo, all’acqua, alle cure sanitarie e all’energia.

Insomma, come sempre , a chi tanto e a chi niente.

La stessa globalizzazione dei mercati e l’accesso al libero scambio, inizialmente salutata dai più favorevolmente, hanno portato ad alcuni benefici economici ma ad altri  un grosso danneggiamento e, per di più, addirittura un aggravio dell’indebitamento proprio nei cosiddetti  Paesi “deboli”.

Allora?

Allora un’informazione mirata, in vista dell’appuntamento di Durban, dovrebbe consentire consapevolezza della importanza della posta in gioco all’opinione pubblica e una revisione di mezzi, strumenti e regole , da parte degli enti di ricerca, affinché  una certa prosperità sociale, economica ed ambientale possa realizzarsi con il dovuto equilibrio e le diseguaglianze esistenti vengano in prospettiva il più possibile ridotte.

Sui tempi lunghi, ma non troppo ,sostenibilità ambientale, economica e sociale devono necessariamente essere coniugate insieme.

Parte di questo lavoro di ricerca degli strumenti idonei viene già fatta dalle grandi organizzazioni internazionali come l’UNEP, l’UNDP, l’OECCD e anche dalla stessa UE. Ma non basta.

Anche i cittadini di ogni parte del mondo, perché il risultato ci sia e sia effettivamente efficace, devono ricevere la dovuta informazione (cosa che avviene invece, quasi ovunque, rapsodicamente) e così formarsi, giorno dopo giorno,  ad un autentico rispetto dell’ambiente.

Rispetto che vuol dire” stop” ad atteggiamenti sconsiderati, se non talora addirittura scellerati , e perciò sovente portatori di morte. Cui poi è difficilissimo porre rimedio.

  

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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