«Sono ormai frequenti i casi di sequestro e di provvedimenti delle forze dell’ordine nei confronti degli illeciti ambientali e, nello specifico, del traffico illecito di rifiuti e del tombamento illegale degli stessi. Lo abbiamo ribadito più volte e lo sosteniamo ancora: l’unica soluzione può essere l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale. Solo a partire da questo momento si può pensare di dare man forte alle forze dell’ordine che, per ovvie ragioni, non riescono – con la sola attività di controllo e di contrasto dei reati ambientali – ad arginare un fenomeno sempre più dilagante perché remunerativo» ha dichiarato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia.
In Puglia, dal 2002 a maggio 2013, ci sono state ben 42 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, cioè il 19,4% circa delle inchieste su tutto il territorio nazionale. I traffici internazionali di rifiuti plastici, soprattutto a base di polietilene, sono uno dei tratti tipici dell’ecomafia globale. «La Puglia continua a confermarsi la base logistica di traffici internazionali di rifiuti. I fronti caldi sono sempre i grandi porti di Bari, Brindisi e Taranto. Da qui partono i flussi illegali diretti in Europa ma anche, e soprattutto, in Cina, India e Asia. Si tratta di rifiuti costituiti principalmente da materiale plastico di scarto, carta da macero, rottami ferrosi e rifiuti elettrici ed elettronici sottoforma di scarti che prendono le vie illegali e varcano i confini alla volta di quei Paesi scelti strategicamente dalle holding criminali transazionali, dove è alta la richiesta di questi materiali, dove le leggi sono permissive e le promesse di arricchimento alte» ha concluso Tarantini.Mio articolo su Barletta News