Premesso che l’attacco degli scioperanti da parte della polizia è stata una grandissima porcata (e mi piacerebbe sapere cosa davvero pensava Alfano che in assoluto, a mio parere, è il peggior ministro dell’Interno di questi ultimi decenni) perché era palese la disperazione di tante persone il cui posto di lavoro è a fortissimo rischio, mi domando per quale motivo i lavoratori siano andati a protestare davanti all’ambasciata tedesca.
Certo, la Thyssen Krupp è germanica, ma il governo tedesco non può certamente entrare nel merito delle decisioni dell’azienda (nella fattispecie ad effettuare determinate scelte economiche, quali i licenziamenti) che deve poter scegliere in piena autonomia.
Un’azienda, quando non sia un “carrozzone statale”, è privata, ed il suo scopo principale è quello di generare profitto: profitto che oltre a rimpinguare le tasche ed i conti dei proprietari, come da sempre denunciano i sindacati ed i sindacalisti, viene anche reinvestito, contribuendo a creare altri posti di lavoro. Quindi l’interesse dell’azienda è ANCHE quello del lavoratore.
Ma per ottenere profitto deve pure trovare terreno fertile, ossia un substrato che le consenta di continuare la propria attività in maniera ottimale: tassazione equa, leggi del lavoro chiare, infrastrutture decenti, burocrazia ridotta al minimo: tutte cose che in Italia non esistono più. Si cerca di rimediare mediante incentivi fiscali (ben poca cosa) per le assunzioni, ma questo provoca solo sbilanciamenti, anche perché gli incentivi sarebbero destinati solo ai grandi complessi, tralasciando quelle piccole-medie imprese che, da sempre, sono l’ossatura portante della nostra economia.
Meglio sarebbe abolirli totalmente abbassando drasticamente la pressione fiscale arrivata a livelli insostenibili per rendere nuovamente appetibili gli investimenti in Italia e lasciando ai singoli la libertà di investire come e dove vogliono.
Ma da quell’orecchio, il governo non ci sente… ed è sotto le finestre di palazzo Chigi che i dimostranti dovevano manifestare.