ECONOMIA: Ecco a voi Reza, l’uomo che governa l’Italia

Creato il 18 novembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Kaspar Hauser

Si chiama Reza Moghadam, è nato a Teheran e il futuro dell’Italia è nelle sue mani. Nelle sue mani è la gestione della crisi debitoria italiana. Nelle sue mani il Fondo monetario internazionale (Fmi) non ha messo solo l’Italia – per quale Reza ha un mandato speciale, come qualcuno ricorderà abbiamo l’Fmi che ci fruga nei cassetti – ma l’Europa intera. E’ il capo del Dipartimento europeo del Fmi, fresco fresco di nomina.

Prende il posto di Antonio Borges, portoghese, bocconiano, vice-presidente della Goldman Sachs, che “ha lasciato l’incarico in un momento delicato” – come recita il comunicato del Fmi. Antonio Borges, secondo indiscrezioni, è ritenuto il responsabile dell’attacco speculativo all’Italia, anche lui aveva la “speciale delega” per il nostro paese. Sempre Borges è il salvatore dello Ior (la banca vaticana, per intenderci, quella che riciclava con Marcinkus i fondi neri di Cosa nostra destinati alla Dc). Fin qui i fatti, ma Borges è un ometto che sa cosa sono i “poteri forti” e a levarlo dalla sedia pare ci sia voluto il Papa tedesco per intercessione della Merkel. La posta in gioco, secondo i rumors, era alta: o lui, o Monti.

Ma torniamo ai fatti. Il suo successore, Reza Moghadam, ha un curriculum invidiabile e poche ombre. Laureato ad Oxford, ha indirizzato in Iran molti investimenti inglesi e francesi nel settore nucleare. Il suo precedente incarico nel Fmi era quello di dirigere il Dipartimento di politiche strategiche, ovvero gestire il prestito ai paesi emergenti con particolare attenzione all’Africa (un continente che ha visto più volte all’opera l’Fmi e i risultati, non certo brillanti, sono sotto gli occhi di tutti). In Africa il nostro Reza, braccio destro del francese Strauss Kahn, ha gestito la delega per Liberia, Nigeria, Benin, Togo: tutti paesi sprofondati nella guerra per il petrolio. Guerre da cui, a giovarne, è stata la Total francese.

Reza non lascia l’incarico al Dipartimento di politiche strategiche ma lo porta con sé in Europa dove, lo ricordiamo, è stato nominato dalla francese Cristine Lagarde direttore del Dipartimento europeo del Fmi. Ciò significa che l’attenzione alle politiche di prestito del Fmi passa dall’Africa all’Europa. Il trasloco di quello che è da ritenersi il dipartimento più potente del Fmi preoccupa. La Lagarde ha dichiarato che Reza avrà anche il compito di monitorare i governi caduti nella crisi del debito: Italia in testa, Grecia, Irlanda e Portogallo.

Il governo Monti ha solo una piccola arma di Difesa: si chiama Giampaolo Di Paola, neo-ministro, ammiraglio della Marina Militare, presidente del Comitato Militare della Nato, attualmente in carica e in servizio attivo. Il Comitato militare della Nato è quello che decide, è il vertice della struttura militare atlantica. Il nostro Di Paola ne è il presidente. Sempre parlando come fossimo al bar: è uno che conta più della Lagarde.

Ma da cosa dovremmo difenderci, di grazia? Dagli interessi francesi? Dalla distruzione delle nostre principali aziende (Finmeccanica ha perso il 20% in borsa in un sol giorno, Impegilo è decotta, e per chi sperava nelle commesse libiche… anche quelle se le sono accaparrate i francesi). Come considerare l’ipotesi che Borges, e quindi l’Fmi, abbia guidato l’attacco speculativo all’Italia e come interpretare, in questa luce, la nomina di Reza. E ancora, si profila forse un attacco speculativo  all’eurozona, e a quale scopo? Le pedine si muovono disegnando quale gioco? Oppure?

Oppure “Petrolio” di Pasolini, che sapeva i nomi. Ma chi  vi scrive altri nomi non ne sa.  Nell’intrico della politica vera, quella che si gioca nell’ombra, è frequente che le nostre domande non trovino risposta se non in facili complottismi che, invece di chiarire, servono solo a gettare fumo. Poiché la politica vera emerge talvolta, come un fiume carsico, quando la superficie delle cose s’increspa ma presto torna a inabissarsi e a noi restano solo deboli intuizioni e vane domande. Informazioni sparse, come queste, che forse qualcuno di voi saprà collegare meglio di questa mia umile penna.


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