Economia nel Settore Culturale: Italia vs. Estero.

Da Iaota

Spesso l'Economia viene associata alle grandi multi-nazionali, alle banche ed alle crisi finanziarie, ma pochi prendono in considerazione che l'economia gioca un ruolo importante anche nel settore culturale.

Il nostro paese è ricco di un patrimonio culturale che altri paesi si sognano. Paseggiando per le città, semplicemente andando a fare la spesa, respiriamo cultura e, spesso, non ce ne rendiamo nemmeno conto. Siamo così abbituati ad essere circondati da monumenti e opere architettoniche che, inconsciamente, abbiamo smesso di dar loro valore. Un valore però l'hanno eccome, nel 2013 abbiamo avuto 1.087 miliardi di visitatori (il 4,7% in più rispetto al 2012 e, al tempo delle rilevazioni, i dati erano in aumento per il 2014), che si sono recati nel nostro paese per visitare il nostro patrimonio. In alcuni casi sono tornati a casa soddisfatti, in altri no .

In Italia tendiamo a considerare il settore economico come qualcosa di completamente distinto dal settore culturale. Divenne famosa, purtroppo, l'uscita dell'ormai ex Ministro Tremonti: "con la cultura non si mangia", la realtà è diversa, il nostro paese potrebbe benissimo mangiare con la cultura, abbiamo solo deciso di non farlo. Le figure che sono contemporaneamente capaci di comprendere l'importanza della sfera artisitica-culturale e la sfera economica sono poche e, quando ci sono, non vengono prese in considerazione.

Questo però accade solo nel nostro paese. Nel mondo anglosassone, per esempio, la gestione degli enti culturali viene fatta in modo privatistico, la gestione è più efficace, vengono fortemente pubblicizzati e queste figure ibride sono apprezzate. L'Economist, il 27 Gennaio 2015, ha pubblicato la storia di David Sabel, attore, che ha recentemente conseguito un MBA alla Cambridge Judge School of Business. Nell'intervista Sabel non nega di aver avuto diverse difficoltà nell'affrontare le materie economiche, ma ha sempre cercato di ricollegarle alla sua passione per l'arte in modo da mettere a frutto quello che stava imparando. Una volta conseguito il titolo di studio è tornato nel settore artistico lavorando con il Britain's National Theatre e collaborando al NT Live, progetto che registra le performance teatrali per poi proiettarle al cinema.

Gran parte di voi ora starà pensando "perché mai dovrei andare al cinema per vedere una performance teatrale, se voglio andare a teatro vado a teatro!". Quello che vi sfugge è che nelle istituzioni culturali i costi fissi (quindi tutti quei costi che non possono essere facilmente sostituiti o ridotti) incidono molto di più rispetto ai costi fissi che si ritrova ad affrontare un'impresa. Se parliamo del settore teatrale tra i costi fissi troviamo: gli stipendi degli attori, i costi di messa in scena, le spese pubblicitarie...

Questi costi però hanno anche dei limiti che altri settori non devono affrontare, o affrontano in maniera minore. Un teatro quando mette in scena uno spettacolo dovrà tenere conto dei limiti fisici degli attori, quindi, non potrà mai pretendere che lo stesso spettacolo venga ripetuto 6 volte al giorno, perché la voce degli artisti e/o i piedi dei ballerini vanno preservati. Se una ditta che produce bulloni vuole produrre di più, affronterà un costo iniziale per l'acquisto di un nuovo macchinario e può, quasi immediatamente, aumentare la sua attività produttiva, ammortizzando il costo iniziale nel corso della vita dell'impresa. Con l'acquisto del nuovo macchinario l'impresa non solo vedrà un aumento produttivo, ma affronterà anche una riduzione del costo unitario per produrre un bullone ( economie di scala), questo stesso principio però non vale nella produzione di opere teatrali (o altre istituzioni culturali) perché difficilmente il personale può essere sostituito da una macchina.

Per questi motivi, la proiezione di spettacoli teatrali al cinema non è un'idea poi così bizzarra. Prima di tutto significa che il numero di biglietti venduti si moltiplica in base al numero di proiezioni che vengono ripetute, verrà sicuramente pagata una quota d'affitto al cinema che ospita la proiezione, ma la registrazione in sé è coperta da copyright che frutterà delle royalties al teatro. Inoltre, i costi variabili, che sono normalmente difficilmente controllabili durante una produzione live, vengono ridotti. Un'altra particolarità è che con la proiezione cinematografica il teatro può contemporaneamente ospitare più spettacoli, mantenendo il suo scopo educativo (un teatro infatti, non può mantenere in programmazione uno spettacolo troppo a lungo).

L'esempio del teatro riguarda i limiti di una sola tipologia di istituzione culturale, ma ogni ente del settore culturale ha i suoi limiti. Il mondo anglosassone, così come i Francesi, sono molto più bravi di noi a sfruttare queste loro risorse, non solo perché puntano a pubblicizzarli in maniera efficace, ma anche perché la loro gestione è molto più "aziendale" in quanto vedono la loro cultura come fonte di ricchezza. Noi invece, con la nostra gestione prevalentemente Statale, non siamo in grado di fare altrettanto, un po' per mancanza di fondi, un po' perché c'è una credenza generale che "cultura = noia" e un po' perché diamo per scontato il nostro patrimonio. Speriamo di riuscire, prima o poi, a sfrtuttare al meglio il patrimonio che tutti ci invidiano.

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