La disoccupazione sarà pure in discesa, ma non rappresenta questo l'unico parametro per verificare se una famiglia appartiene o meno a quelle più in difficoltà. Agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (740mila persone), sia quelli a orario pieno (1,83 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (821mila), i collaboratori (346mila) ed i contratti a tempo indeterminato part time (2,68 milioni). Dai calcoli elaborati dal Centro studi di Unimpresa insomma, sulla base dei dati Istat, ci sarebbero 9,53 milioni di persone a rischio povertà.
L'aumento preciso in percentuale delle persone in difficoltà nell'ultimo anno è stato del 3,1%, che sono passate appunto a 9,533 milioni di unità rispetto al precedente dato di 9,25 milioni: in un solo anno quindi bene 283mila persone sono entrate nell'area di disagio sociale. Da questo numero totale si possono desumere le seguenti osservazioni: il dato degli occupati in difficoltà aumenta considerevolmente e si registra inoltre uno spostamento non indifferente delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati.
Di strada per uscire dalla crisi insomma, le famiglie italiane purtroppo dovranno percorrerne ancora molta, a dispetto di quello che ci raccontano in televisione.