Economist Janet Yellen smiles as US President Barack Obama announces her nomination for as Federal Reserve chairman at the White House in Washington, DC, on October 9, 2013. Yellen, 67, will be the first woman ever to lead the Fed, and is widely expect...

Da Pukos

di John Hardy (Head of FX Strategy / Saxo Bank)
Venerdì la banca centrale cinese PBOC ha annunciato, con una breve nota sul proprio sito web, la prossima pubblicazione di una nuova e più ampia misurazione del tasso di cambio del renminbi, il cosiddetto “RMB Index”. La ratio di tale provvedimento è quella di incoraggiare il mercato ad allontanare l’attenzione dal tasso di cambio USD/Renminbi, che invece ha sempre dominato le politiche valutarie cinesi. Questa scelta arriva proprio al culmine di una settimana che ha visto la più significativa svalutazione del Renminbi da agosto, quando la Cina ha sensibilmente cambiato il proprio regime valutario, con una svalutazione graduale rispetto al Dollaro USA spostandosi, almeno in teoria, su un regime di cambi flessibili, vincolati soltanto dai limiti di volatilità giornaliera.

I risvolti pratici sono notevoli, considerando che la Cina ha annunciato la propria intenzione di spostarsi verso un tasso di cambio che sia effettivamente di mercato. Il nuovo RMB Index è decisamente più rappresentativo dell’esposizione della bilancia commerciale cinese, e include una ponderazione per il Dollaro USA per soli 26,4%. Ma i mercati non hanno particolarmente apprezzato l’annuncio di venerdì della PBOC, con la reazione di un crollo dei titoli azionari, già piuttosto agitati. Questo perchè il mercato è consapevole del fatto che quando la Cina svela importanti provvedimenti di politica monetaria ha sempre un secondo fine.

Ci sono effettivamente due modi per interpretare le finalità di questa mossa – specialmente del suo timing. Prima di tutto, e più semplicemente, il mercato teme che un provvedimento di questo tipo mostri in realtà un nuovo senso di urgenza all’interno del governo cinese dovuta alla debolezza dell’economia domestica, che sta soffrendo gli effetti deflazionistici di un enorme eccesso di capacità produttiva e del vincolo dell’RMB al più forte USD, che ha indebolito la competitività del paese. Rimuovendo l’importanza del tasso di cambio USD/RMB, si apre la strada per una svalutazione ben più aggressiva del cambio col Dollaro americano, perchè a questo punto la Cina può avvalersi del fatto che non si sta più focalizzando sul cambio USA, dicendo che “si tratta solo del basket/RMB Index”.

Un’altra interpretazione – specialmente delle tempistiche con cui è stato dato l’annuncio, soltanto qualche giorno prima della riunione del FOMC americano, è che la Cina stia mandando un forte avvertimento alla Yellen proprio quando la Fed sta per innalzare i tassi per la prima volta in più di nove anni. L’idea è quella che la Cina sia effettivamente ancora molto dipendente dal tasso di cambio USD/RMB, e che voglia mantenere la politica monetaria domestica il più accomodante possibile, il che sarebbe reso molto difficile nel momento in cui la Fed si ritiri da politiche monetarie accomodanti.

L’aggressiva svalutazione cinese dell’RMB della scorsa settimana, insieme a questo annuncio, potrebbe generare nuovi timori deflazionistici che frenino la Fed – se non domani, almeno costringendola a mantenere una forward guidance estremamente cauta riguardo l’andamento dei prossimi rialzi. In ogni caso, questo provvedimento costituisce sicuramente un potente déjà vu per i mercati, dopo che la svalutazione dell’RMB dello scorso agosto ha intorbidito i mercati globali, spingendo chiaramente la Fed a perdere la calma, impedendole di innalzare i tassi a settembre. Domani attenderemo il FOMC rialzare i tassi di interesse, ma quale sarà la risposta della Yellen davanti al nuovo stratagemma cinese per manipolare il suo orientamento?

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