Ecopsicologia

Da Eloisa @EloisaMassola
Fate un esperimento: provate a trascorrere un'intera giornata in una grande città, fra negozi, traffico urbano, smog, rumore, luci e pedoni innervositi dalla fretta; e poi, per contro, concedetevi una giornata in un ambiente naturale: in campagna o, meglio ancora, in un bosco.
Non occorrerà essere dei geni per notare che, se la città ci rende spesso ansiosi, scontrosi e insoddisfatti, l'ambiente naturale possiede la preziosa facoltà di distendere i nostri nervi e di farci tornare in pace con noi stessi. Quante persone, infatti, al termine di una settimana stressante, decidono di rilassarsi con una bella passeggiata in mezzo al verde?
Sembrerà uno "stratagemma" banale; invece, questo semplice desiderio di tornare alla natura affonda le sue radici nell'ecopsicologia.
L'ecopsicologia nasce negli anni '90 presso un gruppo di studio dell'Università di Barkeley. I ricercatori hanno rilevato che il malessere sociale sta aumentando e che ciò accade soprattutto nelle zone urbane.
Sono le statistiche a rilevare che, negli ospedali, i malati dalla cui finestra si vede almeno un albero guariscono prima, i prigionieri che non hanno accesso a spazi verdi si ammalano di più, i bambini che crescono senza la possibilità, né a scuola né dopo, di essere in contatto con spazi naturali, sono più iperattivi, obesi, depressi. (Da "Terra Nuova", ottobre 2010)

Secondo l'ecopsicologia, l'incapacità moderna di relazionarsi con la natura corrisponderebbe all'incapacità di entrare in relazione con la parte più profonda e genuina dell'essere umano, ovvero con la parte emotiva.
La dimensione naturale, dunque, starebbe alla dimensione emotiva e istintiva come la dimensione urbana starebbe alla dimensione razionale e mentale:
natura : emotività = città : dimensione mentale
La "proporzione" è meno banale di quanto potrebbe sembrare, giacché oppone la tanto osannata intelligenza culturale e intellettuale alla misconosciuta intelligenza emotiva [1].
Spesso, chi ha paura di entrare in contatto con un territorio non domestico e imprevedibile, ha qualche difficoltà ad esprimere la propria componente più istintiva ed emotiva, e viceversa. (Da "Terra Nuova", ottobre 2010)

Non avere dimestichezza con la propria emotività, rifiutarla, rinchiuderla entro la gabbia ristretta del proprio "dimenticatoio" personale induce l'essere umano a diventare arido verso se stesso, il prossimo e verso il mondo (la natura) che lo circonda. Ammettere l'importanza di una sfera emotiva e sentimentale non è segno di debolezza; rappresenta piuttosto una ricchezza insostituibile, capace di rendere più efficace e acuta l'intelligenza culturale.
Quanti insegnanti abbiamo incontrato, nel corso della nostra vita, che, pur conoscendo a menadito la loro materia, non possedevano quella necessaria dose di "umanità" che ci stimolasse a studiare?
Fondamentale, nell'ambito dell'ecopsicologia, è la volontà dell'individuo di creare relazioni di qualità, esercitando quanto più possibile la dote dell'empatia. Attraverso la tutela degli animali, dell'ambiente in cui viviamo, il rispetto del "diverso" in ogni sua forma sarà possibile infatti tessere un dialogo a 360°, sia con l'ambiente naturale sia con le persone che insieme a noi lo abitano, creando in questo modo uno stile di vita più soddisfacente e basato sulla collaborazione.
"Chi non ama gli animali, non ama neppure il suo prossimo", recita un vecchio adagio. Oggi potremmo aggiungere: "Chi non ama l'ambiente in cui vive, la terra che lo nutre e tutte le creature che vivono e respirano sotto lo stesso cielo, difficilmente amerà se stesso e sarà pienamente soddisfatto".
L'approccio può sembrare semplicistico; in realtà, coinvolge numerose discipline (ecologia, antropologia, neurofisiologia, psicologia...) e può rappresentare una valida risposta per i problemi ambientali e sociali divenuti sempre più pressanti.
Approfondimenti:
Scuola di ecopsicologia
Ecopsicologia Webzine
«Mi contraddico, sono immenso, contengo moltitudini...» (Walt Whitman)
[1] Per ulteriori chiarimenti sulla tematica "intelligenza emotiva vs intelligenza culturale" rimando all'esaustivo saggio di Daniel Goleman Intelligenza emotiva, edito da BUR.