Peccato che sulla loro strada si trovi un gruppo di ragazzini cresciuti ai margini della società e pronti a tutto per provocare lo scontro, addirittura fino a giungere all'omicidio seguendo la ritualità da manuale del branco. Per la coppia il viaggio si trasformerà in un incubo quando, per mettersi in salvo, si dovrà essere pronti a tutto per sopravvivere: Un tranquillo weekend di paura incrocia la strada di Haneke e Marshall per quello che, ad oggi, in casa Ford, è il miglior horror dell'anno.
Sbigottimento, inquietudine, frustrazione e rabbia. Tanta, tanta rabbia.
Questa è solo la punta dell'iceberg di quello che è stata la visione di Eden Lake, lavoro del misconosciuto James Watkins, erede dell'ottima e recente produzione di genere britannica che ha in Neil Marshall il suo nome di punta e riferimento: e proprio a Marshall torna il pensiero osservando il viaggio allucinante di Steve e Jenny e la loro lotta per la sopravvivenza, con tutta la fisicità che il regista del favoloso The descent imprime ad ogni suo lavoro velata dall'inquietudine rispetto alla dolorosa realtà, ovvero che l'Uomo sia un elemento ben più instabile e terrificante del più spaventoso dei mostri di fantasia.
Nonostante una trama assolutamente convenzionale ed una partenza che non promette nulla che non sia l'ennesimo survival horror girato in un bosco, Eden Lake decolla già dall'arrivo della coppia nel paese più vicino al lago che da il titolo alla pellicola, momento in cui i due protagonisti scoprono di essere finiti in una realtà da fare invidia all'indimenticabile lavoro di John Boorman Un tranquillo weekend di paura, come intrappolati in una provincia profonda e selvaggia - nell'animo, più che nel corpo - e pronta a fare a pezzi chi invade gli spazi con il piglio apparentemente arrogante del cittadino.
L'incontro con Brett ed il suo "branco" - come piacerebbe chiamarlo a tutti gli studiaperti conosciuti - è poi la scintilla in grado di far scaturire un incendio incontrollato di emozioni e situazioni sempre più terrificanti, dalla sequenza della partecipazione dei ragazzi all'accoltellamento "di gruppo" alla fuga di Jenny, culminata con due sequenze di coraggio inaudito da parte del regista e dalle rimembranze profondamente legate al già citato The Descent, estremamente realistiche e di impatto emozionale altissimo.
Ottimo anche il climax conclusivo, in grado - e rispetto a questo genere, è merce assolutamente rara - di mantenere le promesse costruite scena dopo scena dalla pellicola, così come azzeccatissimo il cast, in primis Brett ed i suoi compagni di massacro, perfetti nei ruoli dei giovani cresciuti e nutriti con il crimine dallo slang incredibilmente simile a quello della Kelly di Misfits.
Peccato soltanto per una sbavatura di logica e sceneggiatura legata al primo tentativo di fuga di Jenny, che invece di darsela a gambe levate e tentare di chiamare la polizia si fa una sonora dormita nascosta tra le radici di un albero manco fossimo in Antichrist.
Ma è davvero l'unica pecca di un prodotto violentissimo e disturbante, in grado di sconvolgere non tanto per il terrore suscitato, quanto per la sua assonanza alla realtà: un homo homini lupus del nuovo millennio, che porta con se tutto il bagaglio dei bambini silenziosi e spietati de Il nastro bianco e si trasforma in tutta la vuota violenza esplosa dai due giovani aspiranti Tony Montana di Gomorra.
Certo, resta una pellicola di genere e non paragonabile ad opere come quelle appena citate, eppure era dai tempi del primo Marshall e di Rob Zombie con i suoi Devil's rejects che non mi capitava di trovare un'atmosfera così inesorabilmente oppressiva e clamorosamente vicina alla realtà come in questo lavoro di James Watkins, cui va tutto il mio plauso per aver davvero tirato fuori due palle che più quadrate non si potrebbe.
E più di un brivido scorre lungo la schiena di chi ha già, o vorrebbe avere, una famiglia, perchè proteggerla potrebbe portare a reazioni anche peggiori di quelle che vedono protagonista la sconvolta Jenny in fuga dai suoi aguzzini: personalmente credo che, in una situazione del genere, lotterei fino alla morte cercando di ammazzarli tutti, senza pietà alcuna. Homo homini lupus, si era detto.
Una cosa che spaventa.
E ancor di più, il fatto che alle spalle di questi ragazzi perduti degni de Il signore delle mosche, ci siano famiglie pronte a difenderli e proteggerli allo stesso modo.
Se l'Uomo è lupo con gli altri uomini, questo è il tempo.
Il tempo dei lupi, per l'appunto.
E torniamo ad Haneke.
Ma questa è un'altra storia.
Intanto, tenete saldo il cuore, e lottate fino in fondo.
Perchè uscire da Eden Lake sarà più difficile di quanto non sembri.
MrFord
"I didn't trust him, cause he smiled at me first
just like the wolf before he bites me
and I didn't go there, I swear that it was cursed
just as if it was to despite me."
Rancid - "The wolf" -