Edimburgo, scozia: il castello, holyrood palace e musica folk

Creato il 03 dicembre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

Lo scriba sempre in movimento prosegue la sua personale odissea in giro per la cara, vecchia Europa raggiungendo stavolta una città ricca di suggestioni per la sua storia e attraente per la sua dilagante vivacità: Edimburgo, ultima “regina di Scozia“.

Il Castello di Edimburgo – da wikipedia.org

Ho la ventura di farne conoscenza nel mese di agosto, quando la città è avvolta dal fervore incalzante dell’Edinburgh International Festival che richiama tra le sue strade oltre due milioni di visitatori provenienti da tutto il continente. Neppure il tempo di metter piede a terra all’areoporto che dista otto miglia dal centro e disfare i bagagli nell’alloggio di West Coates  che mi trovo catapultato alle pendici della collina sulle quale poggiano le possenti mura del Castello che domina Edimburgo. Quassù è stata scritta la storia di Scozia e mi piacerebbe assistere ad un rito tra i più popolari, il Military Tattoo, sfarzosa rassegna di parate militare, bande di cornamuse e tamburi, sfilate di motociclisti e majorettes che si esibiscono sulla spianata del Castello; lo spettacolo si chiude con l’assolo di un suonatore di cornamuse e gli immancabili fuochi di artificio che illuminano il cielo, naturalmente grigio, di Edimburgo. Ma non mi sarà possibile perchè i biglietti sono contingentati e vanno a ruba esaurendosi in pochi minuti. Pazienza, prendete nota e magari, se vi capiterà, affrettatevi nell’acquisto con buon anticipo.

Il Castello merita pur tuttavia una visita accurata; all’ingresso, Entrance Gateway, mi danno il benvenuto le statue degli eroi più valorosi di Scozia, Robert the Bruce e William Wallace. Scoccano le ore 13 e non posso proprio mancare l’appuntamento col colpo di cannone sparato dall’One O’Clock Gun, poderosa bocca da fuoco che mietè vittime durante la Seconda Guerra Mondiale, ma è solo un momento di aggregazione turistica: poco oltre l’attenzione si concentra sulla romanica St.Margaret’s Chapel, l’edificio più vecchio di Edimburgo. Passando per la Great Hall, dove il Parlamento scozzese si riunì fino al 1639, vengo introdotto nel Royal Palace che conserva i gioielli della corona scozzese: lo scettro, la spada, la corona stessa e la singolare pietra del destino dove i re scozzesi si inginocchiavano all’atto dell’incoronazione. Negli appartamenti reali c’è il letto dove Maria Stuarda diede alla luce Giacomo VI, che nel 1603 avrebbe messo fine al secolare conflitto con l’Inghilterra riunificando le due corone: già, proprio Maria Stuarda, l’indimenticata Queen Mary, che gli scozzesi tanto amano. La ritroveremo più tardi, prima però lasciamo il mastodonte scavato nella roccia con la veduta dai bastioni che spaziano sui tetti di Edimburgo, grigi come i colori del cielo e le tonalità delle acque del Firth of Forth che si annunciano in lontananza.

Riguadagnata la piana mi metto in marcia lungo Princes Street, l’arteria principale spesso ingolfata dai caratteristici autobus a due piani, dove è piacevole passeggiare costeggiando i giardini ben curati che si accovacciano ai piedi della collina. La perpendicolare di The Mound taglia Princes Street ed entra nel cuore della Old Town, la città vecchia, proprio dove si trova la Scottish National Gallery che può vantare una collezione di opere di tutto rispetto: Tiziano, Tintoretto, Vermeer, gli inquietanti “Ulivi” di Van Gogh, Degas, Monet con i suoi meravigliosi “Pioppi“, Cezanne, Gauguin, soprattutto la seducente “Lady Agnew” di John Sargent.

Palace of Holyroodhouse

L’imponente edifico del Parlamento, che tanto somiglia a Westminster, annuncia South Bridge che risale in contropendenza verso la città vecchia incrociandola proprio nel suo tratto più famoso: il Royal Mile, che con i suoi millesettecento metri collega il Castello con la Holyroodhouse ed è diviso in cinque tratti. Proprio qui, in pieno agosto, è terreno dei virtuosismi artistici del Fringe Festival, con la sua moltitudine oceanica di giovani che occupano la strada fino a notte fonda.

Sopravviene il momento del Palace of Holyroodhouse, giustappunto, la residenza dei reali d’Inghilterra quando d’estate passano da queste parti. E’ curioso il cerimoniale di accoglienza della Regina, a cui vengono consegnate dal borgomastro – termine che prediligo a quello di sindaco, troppo globale – le chiavi della città. Torna di scena Maria Stuarda, che tra queste mura dimorò a lungo, convolando due volte a giuste nozze e testimoniando dell’efferato assassinio del suo cortigiano preferito, Davide Rizzio il torinese, che fu colpito a morte proprio nella stanza attigua alla camera da letto di Maria dai cospiratori al soldo del di lei marito Lord Darnley. La visita si fa interessante, nella Great Gallery 110 ritratti di reali scozzesi vi osservano silenziosi e anche un po’ tetri, così come proprio in questo salone si tengono eventi importanti, tra cui l’investitura a Sir che negli ultimi anni ha beneficiato personalità di spicco come Sean Connery e, udite udite!, Gordon Ramsey lo chef. Conviene ricordare altresì la leggenda secondo la quale, nel 1128, re Davide I di Scozia, disarcionato da un cervo durante una battuta di caccia, cadde da cavallo e nel tentativo di proteggersi afferrò le corna dell’animale ma si trovò tra le mani un crocifisso. Decise così di far costruire sul luogo la Holyrood Abbey, primo nucleo del complesso edificato poi, e di cui oggi rimangono misteriose e suggestive rovine.

Victoria Street

Beh, direte voi, certo, di storia Edimburgo ne ha tanta da raccontare nel suo percorso di vita più che millenario… ma c’è dell’altro in questa città scura ma attraente, umida ma divertente, forse anche un po’ vetusta ma al tempo stesso maledettamente viva. Musica folk e buon whisky da consumare, con moderazione, nel chiassosi pub di Victoria Street e Grassmarket; una partita di rugby sugli spalti del tempio di Murrayfield; un assaggio di comodità sovrana tra le cabine del Royal Yacht Britannia ormeggiato a Leith; una botta di paranormale scendendo nei sotterranei che nell’Ottocento erano abitati da sbandati e criminali e che oggi pare siano alloggio preferita dai fantasmi.

Sarà, crederci o meno è affar vostro ma Edimburgo acchiappa, se non proprio i fantasmi sicuramente l’anima e il cuore dello scriba. Bye bye my friends.

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