Edimburgo – “Io e Greig (Laidlaw) ci parliamo spesso, quasi tutti i giorni e non credo che le sue dichiarazioni avessero nulla di polemico. Semplicemente, ha espresso il desiderio che nessun giovane scozzese venga ingnorato dai due club pro. I primi tre mesi qui per me sono stati duri, perchè abbiamo iniziato ad avere incontri regolari col mio staff un mese fa. Abbiamo sviluppato un piano per quanto riguarda la struttura e gestione dell’accademia, che ritengo un qualcosa di strategico e fondamentale per la crescita di un club. È un processo che richiederà tempo ma non ho assolutamente dubbi sul fatto che ci darà i risultati sperati. Voglio essere chiaro; non possiamo permettere che nessun giocatore, da qualunque zona della Scozia arrivi, ci possa scappare e non abbia la possibilità di crescere e giocare in Scozia. Quando un giovane giocatore arriva dall’accademia in una squadra pro, deve poter giocare in un gruppo dove sarà allenato e gestito dai migliori tecnici possibili, e deve poter giocare con un gruppo esperto, che ottiene risultati e dove le sue capacità possano essere valorizzate. Se un giovane viene inserito in un gruppo debole e perdente, non avrà mai occasione di crescere. Su questo, io e Greig siamo completamente d’accordo”. Alan Solomons comincia la conferenza stampa in vista del match di domani, contro l’USAP Perpignan, dedicando spazio ai progetti futuri e, inveitabilmente, rispondendo alle parole del suo capitano. Tuttavia, senza nessuna polemica, Solomons si sofferma sull’importanza dello sviluppo di un accademia per dare spazio alle giovani promesse: “Non posso, ovviamente, parlare per quello che è successo prima che io arrivassi, ma posso dire che ad Ulster è stato uno dei miei compiti principali, cosí come ho fatto ai Kings. Siamo partiti dal nulla nel 2011 e due anni dopo abbiamo portato una squadra composta da giocatori della Region a giocare in Super Rugby. Anche qui l’accademia è viva e va dato merito a chi l’ha gestita finora per il grande lavoro svolto; ci si incontra ogni due settimane e siamo sempre in contatto. So che ci sono piani per sviluppare accademie a Edimburgo, Glasgow, nei Borders e nelle Highlands (Caledonia) e io sostengo decisamente questa politica. Quello che abbiamo ora è l’occasione di lavorare sui giocatori della nostra EDP, sui quali la nostra strategia è chiarissima: nessuno deve andare a giocare altrove, tutti devono avere una preparazione tecnico-tattica adeguata e tutti devono essere integrati nel nostro gruppo. In questo momento, la nostra squadra è migliorata molto dal punto di vista qualitativo e quantitativo, nel senso che abbiamo molti più giocatori in rosa. Una maggiore profondità in tutti i reparti significa anche maggiore tranquillità quando si devono fare le scelte per i 23 da convocare, cosa che ritengo vitale perchè oltretutto porta quella sana competizione tra i giocatori per il posto in squadra che permette a tutti di migliorare”.
Solomons non lascia cadere l’invito di un cronista e si ferma a ripensare ai momenti migliori vissuti alla guida di Ulster, in tema di Heineken Cup: “Forse il ricordo più bello legato ad Ulster è il match contro Leicester, quando abbiamo giocato a mezzogiorno e li abbiamo battuti di trenta punti (era l’11 gennaio 2004, Ulster-Tigers 33-0 nel terzo turno di Heineken Cup), ma anche la prima gara di Heineken Cup, quando abbiamo battuto i London Wasps al Ravenhill; abbiamo avuto altre grandi gare, quando abbiamo battuto Lo Stade Français, due volte Biarritz, Northampton. Non abbiamo ottenuto gli stessi buoni risultati in trasferta ma era tutto parte del processo di crescita che ha portato adesso Ulster ad essere una delle squadre più forti d’Europa. Quando abbiamo cominciato avevamo il problema di trattenere i giovani talenti nella Province e ci siamo impegnati nel lavoro di sviluppo, senza aver timore di dare le giuste chance a chi le meritava. Abbiamo scommesso su Paddy Wallace, e dato occasione di giocare a tanti giovani che non hanno più lasciato la loro terra per andare a giocare altrove. Al terzo anno a Ulster – qui il sistema è diverso e forse ci vorrà qualche tempo in più – avevamo giovani come Roger Wilson, Tommy Bowe, Neil McMillan, Neil Best tutti usciti dalla nostra accademia, dove Rory Best si stava mettendo in luce in quel periodo. Giocare in una squadra che allora era molto forte e otteneva successi, è stato fondamentale per la crescita di questi ragazzi per diventare i professionisti che sono ora”. C’è spazio anche per un pensiero ai ragazzi che stanno crescendo nell’Academy dei Gunners: “Anche qui possiamo avere giocatori pronti in breve tempo, penso a Sammy (Sam Hidalgo-Clyne, il giovane mediano di mischia che ha già avuto modo di mettersi in mostra con la maglia di Edinburgh) e anche ad altri ragazzi, mentre qualcuno ha bisogno di più tempo. Ma il futuro di Edinburgh dipende da loro”.
Si torna a parlare del match di domani, dopo questa interessantissima digressione, e Solomons chiude la conferenza stampa con un pensiero a quello che attende i suoi ragazzi: “La pausa è benvenuta perchè avevamo un periodo davvero congestionato di gare e negli ultimi giorni dovevamo giocare quattro gare a stretto giro, mentre il rinvio del match di Glasgow ci ha dato la possibilità di ricaricare le pile in vista del delicato match di domani. Se vogliamo continuare ad avere chance di qualificazione, domani dobbiamo vincere. Sarà un big game per noi, non posso di certo negarlo. Il bonus point? Cominciamo a scendere in campo concentrati e fare il nostro lavoro, senza l’ossessione di altri pensieri. I giocatori conoscono benissimo la situazione; sappiamo cos’è successo nell’ultimo scontro con Perpignan, che siamo stati puniti per ogni errore che abbiamo commesso, concedendo loro due mete in pochi minuti che hanno deciso la gara. Non c’è altro modo di affrontare un incontro cosí importante se non giocare concentrati e pensare solo alla prestazione che ognuno di noi metterà in campo; se noi controlliamo la nostra prestazione, il resto verrà da sè”. Solomons, poi, regala una metafora molto interessante, paragonando la prestazione in ogni gara con la carriera di un giovane agli esordi: “È come un giovane giocatore che è ad inizion carriera; il ragazzo dovrà prestare attenzione alle sue prestazioni in campo più che ai soldi che guadagnerà. Se le sue prestazioni saranno buone, guadagnerà soldi di conseguenza. Se noi giocheremo bene, secondo i piani che abbiamo studiato e preparato, avremo i risultati che speriamo di ottenere”. “Vedere Matt Scott di nuovo in squadra è fantastico, perchè è un giocatore che ha fatto molto bene finora, anche con la nazionale, e che può darci molto in chiave offensiva. Ci è mancato in questo periodo e siamo contento sia tornato”.