Editoria, intervista a Giuseppe Laterza

Creato il 13 luglio 2014 da Redazione Firstmaster Magazine @FirstMasterFad

«Il fatto che ci siano ancora 5 milioni di italiani che leggono almeno un libro al mese è straordinario» 

«Appena cinquant’anni fa solo il 17 per cento degli italiani leggeva libri. Siamo arrivati a toccare il 46 per cento, anche se dopo il 1996 questa curva cresce poco. Però non dimentichiamoci da dove veniamo».
Questo è uno dei passaggi dell’interessante intervista (due pagine, oggi su Il fatto), realizzata da Silvia Truzzi a Giuseppe Laterza, della quarta generazione della casa editrice fondata a Bari nel 1901.

A proposito di editoria

L’intervista è ben diretta e tocca molti temi. Tra questi, la trasformazione del libro, con Laterza che dice: «io penso che un editore non viva per la carta, ma per le idee», quindi, anche se la forma libro è meno centrale di qualche decennio fa e i testi si possono leggere anche su altri supporti, bisogna capire come le idee possano essere veicolate diversamente.

Comunicazione, discorso pubblico e democrazia

«Anni fa pubblicammo un saggio di Amartya Sen, La libertà individuale come impegno sociale, dove c’è un nucleo fondamentale su cui bisogna esercitarsi. Sen dice che una buona democrazia si vede dalla qualità del discorso pubblico, che in Italia non è certo di livello. Circostanza che ha effetti anche sull’attività politica e legislativa.
In Italia la regola del discorso pubblico è che raramente si dice ciò che veramente si pensa. Si dice spesso ciò che consente di fare ciò che si vuole. Se io dichiaro “Te ne devi andare perché hai più di 70 anni”, creo meno attrito rispetto a una frase come “Te ne devi andare perché non sei capace”. (…) In generale, nel nostro paese, raramente un’affermazione generale è seguita da un atto specifico e individuale. Prendiamo il caso recente delle dichiarazioni del Papa sulla mafia: ne parlavo in questi giorni con mia moglie, giornalista a Rai News. Sarà interessante capire – diceva mia moglie – se il parroco di Oppido, il paese in Calabria dove la processione si è fermata per l’omaggio al boss, verrà in qualche modo sanzionato. Se devo pensare al discorso pubblico italiano, di cui la Chiesa è parte significativa, mi aspetto che nell’immediato non gli succeda nulla. Magari tra qualche tempo – per motivi apparentemente estranei alla processione – il parroco se ne andrà».  

M.L. – FM


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