Questo mese siamo arrivati a 816 post (817 con questo), ci stiamo avvicinando al migliaio e parto subito con una considerazione di massima: ma quanto tempo potrà andare avanti un blog? Quando i blogger vanno in pensione? Certo che se si potesse andare avanti fino alla morte, tutte queste pagine sarebbero un bel testamento di vita, ma siccome pochi blogger sono famosi, le stesse pagine non sarebbero neanche un testamento. Forse si va avanti per gli amici, per far conoscere i propri pensieri, per aggiornare non tanto sugli impegni, sugli eventi concreti, quanto su quelli astratti, del pensiero. Si può forse comprendere da un blog la tristezza, la felicità? Sì, se uno è estremamente realista, no se ama truccare un po' la realtà. Però guardare in faccia la realtà è sempre una cosa dura, pesante, perché la verità, lo dicevamo, è come il mestruo, addirittura fa schifo, perché è essenziale, ripugnante. La verità è una pruderie, c'è ma non si deve vedere per il buon gusto, come se il mondo fosse una bella donna in apparenza, ma poi sappiamo che questa stessa bella donna ha sempre un sangue putrido tra le gambe, che fra parentesi non attirerebbe neanche un vampiro, come vino andato a male. Io quindi non sono realista e non descrivo la mia sofferenza, però traspare, è abbastanza evidente che traspaia. Come i grandi artisti faccio diluire la sofferenza in questo inchiostro virtuale e poi ognuno si deve interrogare sugli agganci e i pretesti che stanno vicino o dietro questa stessa sofferenza, pretesti concreti. Del resto, spiattellare l'evidenza non lo fa quasi nessuno.
Penso che la forza di andare avanti sia data dal bisogno di comunicare col mondo e si comunica soltanto quando qualcosa manca, non quando qualcosa c'è (e parlo anche a livello collettivo o sociale). La sazietà è condizione di arresto. Ma scrivere per gli altri vuol dire anche studiare un modo per essere apprezzati e per interessare e il difficile sta proprio qui: bilanciare i propri istinti con il rispetto degli altri. Quindi quando sarò sazio, molto allegro e senza o perché no con troppo rispetto per gli altri sarà l'ora di smettere, l'ora di trovare altre forme di espressioni...o forse l'ora di trasformare in cartaceo tutti questi post, come una finestra di questa epoca, riflessioni di un cittadino comune che abita a Milano.
E' sempre una fatica fare gli editoriali per esempio, penso che prima o poi smetterò di farli, ecco, questo è un progetto concreto.
Vi saluto.
Carlo Lock