Editoriale: La nazionale è un peso? Forse si, ma solo in Italia

Creato il 10 ottobre 2014 da Tuttocalcio @cmercato24h

Campionato fermo a causa della sosta per le nazionali. Quanti di voi avranno, almeno una volta, sbuffato o magari imprecato alla sola notizia di un turno di campionato rimandato di una settimana per lasciare spazio ad amichevoli o ad impegni ufficiali delle nazionali. Molti, forse tutti.
Quella che qui in Italia viene vista come un’inutile perdita di tempo da quasi la totalità dei tifosi di calcio, all’estero viene invece vissuta in tutt’altra maniera: quando gioca la rappresentativa nazionale del proprio paese si fa festa, la si segue con lo stesso trasporto con la quale si segue il proprio club e si fa sempre ed indistintamente il tifo per lei.
Allora viene da chiedersi: come mai qui da noi le partite dell’Italia (esclusi mondiali ed europei forse) vengono vissute con tanto distacco ed in alcuni casi anche con irritazione? Beh, il motivo è semplice: perché siamo italiani.

Il popolo italiano, non solo nel calcio, non ha ancora acquisito quell’unione patriottica che invece imperversa negli altri stati da molti anni. Il patriottismo, termine spesso dimenticato nel nostro paese, rende amici come fratelli due tifosi del Corinthians e del Palmeiras in Brasile, dei Rangers e dei Celtic in Scozia, del River e del Boca in Argntina, tanto per citarne alcuni.
Qui da noi invece, salvo rari casi come una finale mondiale, il tifoso della Juventus sarà sempre e comunque osteggiato e guardato male dal romanista o dall’interista, i quali a loro volta difficilmente verranno abbracciati ad un gol della nazionale da un laziale o dallo juventino stesso. Questo perché l’Italia è ancora troppo piena di divisioni interne, di odio e di campanilismo che in altri paesi, laddove ancora ci fosse, viene superato e dimenticato in nome della propria nazione non appena undici ragazzi entrano in campo per rappresentare l’intero paese.

Se il Brasile viene eliminato dai mondiali, a Rio la gente si suicida; in Argentina il popolo scese in strada e devastò interi quartieri solo per una sconfitta dell’albiceleste; in Italia invece, se la nazionale perde molti sono anche contenti, chi per un motivo tecnico o chi per un antipatia personale nei confronti di un giocatore o dell’allenatore di turno, fregandosene del fatto che quegli undici ragazzi e quel mister in panchina rappresentano comunque, volenti o nolenti, la nostra nazione.

E’ vero, per un appassionati di calcio innamorato della propria squadra, immaginare un week end senza campionato, senza stadio, senza maratone davanti alla tv, da fastidio e ciò è assolutamente normale. Ma le nazionali, nonostante l’avvento del calcio moderno e della perdita di alcuni valori, hanno ancora un loro fascino e sarebbe opportuno che tutti, chi vi scrive in primis, lo ritrovassimo.
Relegate ormai a comprimarie durante la stagione calcistica, le compagini nazionali sono ancora una delle poche realtà capaci di ricompattare interi paesi, alcuni magari devastati da guerre e crisi economiche, ma che nell’istante in cui si gioca una partita della propria nazionale, riacquistano quell’unione e quello spirito patriottico che ogni nazione dovrebbe possedere, Italia inclusa.