Edmond, tratto da una pièce teatrale di David Mamet, è l’inquietante “giorno di follia” descritto dal regista di culto Stuart Gordon, autore di horror squilibrati e geniali come il classico occulto degli anni ’80 Re-Animator. Ad attuare una vertiginoso discesa agli inferi è il tipico WASP americano (White Anglo-Saxon Protestant), agente di scambio che dopo aver incontrato casualmente al bar un uomo sinistro ed eminente che lo mette davanti alla realtà delle cose, abbandona la propria sicura posizione e passiva moglie per darsi alla ricerca di quella libertà istintuale che non si era mai concesso prima. Il problema è che ad attenderlo non c’è una società capace di comprenderne e contenere gli eccessi, ma anzi una metropoli infernale fatta di strade dove si può comprare ed essere, seppur per pochi illusori istanti, tutto. Gordon realizza così un film politicamente scorretto e a basso costo, in cui il comico, il thriller e il terribile, l’osceno, si alternano in un un ritratto spietato della banalità della solitudine umana, in cui ciò che si tiene distante da sé è solo che in realtà si desidera, in un impianto compulsivo di istinti repressi da una società condannata da se stessa alla nevrosi lenta o alla grande e rapida follia. Edmond abbandona la prima per la seconda, in un epopea non dissimile da quella che fu del grande Fuori Orario di Scorsese.
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